Sono in trepidante attesa, quasi sulle spine, non vedo l’ora di conoscere l’esito, soprattutto le linee di indirizzo e gestione della cultura forlivese, emergenti dall’imminente incontro tra Gessica Allegni, neo assessora regionale, e Vincenzo Bongiorno, vicesindaco e assessore di Forlì. Entrambi con delega e responsabilità nel settore della cultura; ambedue, nonostante la diversità di idee politiche, sempre che ne posseggano qualcuna chiara, salda e coerente, accomunati dalla sorte di miracolati e sopravvalutati, oltre che ondivaghi, impiegatucci full time della politica locale; tutti e due, espressione del territorio forlivese, l’una di sinistra, l’altro di destra, in fondo mal comune mezzo gaudio.
L’annunciazione, udite udite, mi sia consentito questo solenne, sacrale vocabolo rispetto a quello più ordinario di annuncio, è di sette giorni fa, affidata ad una intervista di banale routine della stessa Allegni ad un quotidiano locale: «Sono consapevole che devo studiare tanto… Subito dopo le festività inizierà una fase di ascolto, incontrerò tutti gli assessori alla cultura dei capoluoghi… Poi un tour per incontrare gli operatori culturali…» infine, relativamente a quando l’incontro strategico con l’assessore forlivese Bongiorno… «Mi deve dare una data, ma a breve. I rapporti sono ottimi». Che dire? Prima lo studio, d’accordo, che, tuttavia, spero non solitario e approssimativo, quindi con qualche indispensabile buon maestro, magari anche più di uno non guasterebbe.
Poi, la fase di ascolto in giro per la regione, infine il tête-à-tête con il vicesindaco Bongiorno e, voilà, il cerchio magico della cultura emiliano-romagnola si chiude a Forlì sulla misura inconsistente del “miglio bianco”, sempre la nostra Allegni che tergiversa sul destino della collezione Verzocchi a palazzo Albertini, ma proclama con tanto entusiasmo: Cara Forlì (nda: La Grande Festa del Liscio) «è bellissima. Avanti con il liscio, patrimonio Unesco». Insomma, avanti Savoia!, come per Napoli vale quello a pizza, mandolino e Pulcinella, così per Forlì non si va oltre, resta essenziale il trito stereotipo di piadina, sangiovese e liscio, perché, si sa, chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia e non sa quel che trova. Che palle!
Ma dico io, perché non procurarsi un assessore regionale alla cultura già “imparato”, perlomeno con una minima infarinatura di cosa amministrare e andare a fare? Un’assessora apprendista in un settore, quello della cultura e del patrimonio culturale, tanto ampio, articolato e mutevole per tipologia di beni e servizi? Questa la preziosa caratura della neo assessora regionale Allegni, per la quale il neo presidente dell’Emilia-Romagna si è scusato con la città di Bertinoro per “il ratto della sindaca”, appunto la stessa Allegni? «Abbiamo bisogno di lei», vi rendete conto con quanta enfasi lo stesso presidente De Pascale ha giustificato il rapimento di Allegni, Gessica con la g, variante poco diffusa rispetto a Jessica con la j, ma, non sorprendiamoci, anche le donne di sinistra amano l’originalità?
Ora, sono sulle spine per l’esito dell’annunciato incontro tra l’assessora regionale Allegni e il forlivese vicesindaco-assessore alla cultura Bongiorno: dicono di voler collaborare, di volersi venire incontro in una manifesta atmosfera di inciucio, la cosa peggiore di cui assolutamente non ha bisogno una vera, apprezzabile, lungimirante politica culturale. Attendo davvero con ansia di conoscere quale somma di idee, progetti, intese possa derivare dall’addizione di queste due raffinate ed esperte menti: sono pronto al plauso come a colpire con una scarica di sale grosso, la stessa che un fattore di Greve in Chianti, in un tempo felice ormai lontano, sparava a me ed altri ragazzi, ladri nel suo frutteto.
Franco D’Emilio