
Adesso, udite udite, di nuovo fumo e tanta fuffa, a Forlì prepariamoci all’esordio in Consiglio Comunale dei “consiglieri delegati, figure inedite per Forlì, che si occuperanno di temi particolari di competenza degli assessori, ma senza una sovrapposizione con il loro ruolo”, così nell’annuncio ad effetto da parte del manipolo dirigente di Fratelli d’Italia, nell’ambito di un bilancio dei primi otto mesi della giunta di centrodestra Zattini bis. Praticamente, l’ormai periodico colpo di scena o, forse, di reni per fare credere di prendere il volo, al pari di un galletto che si creda un aquilotto.
Ecco, ora dal cilindro dei prestigiatori di FdI forlivesi il solito coniglio bianco, stavolta foriero della ficata dei “consiglieri delegati”: povero coniglietto, sempre lo stesso, più volte costretto a illudere con ciò che sarebbe, ma non è, insomma, povero coniglietto, s’è davvero rotto gli attributi! Adesso, a Forlì la fervida, operosa mente politica di FdI ha partorito la genialata dei “consiglieri delegati” ovvero novelli sottopancia, tappabuchi, maggiordomi degli assessori, per questo disponibili, ancora non si sa per cosa, per quanto, soprattutto per quali sommi fini e valori, a farsi carico di una competenza assessorile, già al momento ampiamente retribuita al suo titolare ufficiale.
Ho qualche dubbio sull’introduzione e la legittimità istituzionale di questa nuova figura di sottopancia, attache’ comunale, ma non dubito che l’innovazione possa aver successo, corrispondendo alle ambizioni frustrate di quanti rimasti a bocca asciutta nell’attuale maggioranza al governo del Comune di Forlì: si trova sempre qualcuno di poca dignità, ancora pronto ad accontentarsi dell’osso al posto della ciccia, magari in nome del porsi al servizio della comunità, dichiarazione questa che senza dubbio inganna, ma assicura una bella figura e allontana i sospetti altrui.
Presto, allora, assisteremo ad una sorta di “decentramento” delle deleghe degli assessori ai novelli consiglieri delegati, aumenterà la corte del palazzo comunale, ammessa al bacio della pantofola maxima. Poveri assessori, talmente oberati di lavoro da aver bisogno di un delegato portaborse. Continuando su questa strada, corriamo il rischio di tante altre figure delegate, altri sottopancia, magari infiltrati e infiltrativi di ogni aspetto della vita cittadina. Corsi e ricorsi storici di Vico sempre in agguato, sento nell’aria un certo odore di nostalgico ritorno al passato, quello che partiva da Lui e Loro per scendere giù sino ai capipalazzo.
Non mi interessa sapere se la bella trovata dei “consiglieri delegati” abbia precedenti, magari pure di felice applicazione: a me, come cittadino ed elettore forlivese deluso, preme innanzitutto sapere se questa idea sia giusta e opportuna, essenziale, dignitosa e impellente per il buon governo della città. Non vorrei, infatti, che si rivelasse, invece, una foglia di fico per nascondere a stento qualcosa che non va, stride, comincia ad imbarcare acqua nella giunta Zattini bis, sempre più simile al protagonista del celebre motivetto: “C’era una volta un piccolo naviglio che non sapeva, non sapeva, non sapeva navigar”.
Franco D’Emilio