
Caro Sindaco Gian Luca, mi consenta con simpatia e stima di appellarla così, innanzitutto con l’augurio schietto che al meglio proceda il suo recupero in salute. Poi, con la stessa disposizione d’animo mi permetta di esternarle alcune mie considerazioni sulla sua attuale sindacatura, in particolar modo sulla giunta comunale che Lei, non senza difficoltà e ostacoli, ha costituito. Non intendo affatto darle consigli perché, da sempre, sono convinto, confido che chi, meritatamente eletto e vincitore, sia stato scelto per l’evidente capacità di corrispondere alle attese di tutti i cittadini e degli elettori.
Dunque, le scrivo, quasi Lei mi ascoltasse dinanzi ad un caffè assieme, con la premura di cittadino ed elettore, fra l’altro a suo favore, che percepisce che qualcosa, anche più di qualcosa non va per il verso giusto nel suo governo della città di Forlì e fa attrito, rallenta gli ingranaggi amministrativi: insomma, la sua giunta stenta, perde colpi, non dà prova di una versatile capacità interpretativa e attuativa delle priorità, delle migliori soluzioni e, soprattutto, della più efficace programmazione delle necessità e del futuro dei forlivesi. Mi si potrebbe obiettare che sono un presuntuoso, ostinato a dir la sua, magari da polemico bastian contrario in cerca di un po’ di luci della ribalta, ma Lei è persona intelligente, politicamente esperta e attenta interprete degli umori della gente per intendere se e quanto valga l’ascolto delle parole altrui.
Posso, quindi, sbagliarmi nel mio sentire, ma il problema è perché mai non solo io, ma tanti forlivesi, pure suoi elettori, percepiscano in numero crescente la sua giunta come un soggetto, sicuramente animato da buoni, lodevoli propositi che, però, restano lì, tanta carne senza fuoco di cottura, potenzialmente parole al vento di scarsa fattibilità. L’alluvione ha segnato pesantemente Forlì, dividendola in due città, quella dei sommersi e quella dei salvati, dunque con aspettative amministrative diverse che, invece, la sua giunta, caro Sindaco Gian Luca, pare affrontare con l’incauto ottimismo che tutto sia passato e che la nostra amata comunità sia tornata ad essere pienamente una realtà omogenea, assecondabile con interventi generalizzati. Ancora oggi i sommersi si sentono lontani e dimenticati dal suo governo, segno questo che, forse, per vari motivi, pure per scarsa empatia, l’attuale giunta non ha saputo entrare nella giusta sintonia con questi forlivesi sfortunati, sostenendone con forte determinazione le richieste.
Ecco, il piglio concreto, deciso, risoluto di una tangibile capacità amministrativa che attinga alla conoscenza, all’esperienza e, perché no, al garbo istituzionale, fondamenti essenziali di una efficiente guida della città: questo manca a buona parte della sua giunta e noi cittadini ce ne siamo accorti da tempo, ancora di più chi tra noi con la pazienza di seguire ogni diretta del Consiglio comunale. Deleghe importanti, strategiche, tali sono, ormai, tutti gli ambiti amministrativi di ogni città nell’era digitale, come l’edilizia con i piani regolatori, la cultura con l’istruzione e la formazione, il welfare e la sicurezza, la tutela del territorio con la cura del verde e della sua viabilità, ebbene tali competenze, nel giudizio di tanta Forlì, paiono finite nelle mani di assessori praticoni di una politica da diporto, sempre sotto costa, senza mai prendere il largo. Al momento, caro Sindaco, Forlì salva massimo due assessori dell’attuale giunta e la cosa, mi creda, è davvero poco grasso che cola.
Certo, riconosco che Lei abbia fatto miracoli con la limitata qualità delle risorse umane, rese disponibili dalla politica forlivese: troppi riciclati e, si sa, di partito in partito il riciclo logora, consuma, in particolar modo il fondo dei pantaloni; la sfrontatezza che l’incetta di voti sia sinonimo di qualità umane e politiche delle persone; molti protagonismi personali, neppure tanto segretamente interessati a intascare il buon mensile da assessore, tanta, ormai, è dominante l’idea perché la politica debba dir bene ad altri e non alla propria persona; infine, troppe camarille cittadine che con i loro pedoni galoppini, di questo o quel partito di maggioranza, hanno costretto Lei, caro Sindaco Gian Luca, a formare una giunta di miracolati, spesso abili, potrei fare un dettagliato elenco, in gaffe, in improvvide esternazioni estemporanee, in spocchiose risposte a legittime interrogazioni. D’altronde, con quel che passava e le ha imposto il convento politico del centrodestra forlivese Lei, caro Zattini, si è visto costretto a fare l’amministratore camerlengo con i fichi secchi, anziché con persone adeguate e capaci.
Urge, ammesso che Lei ne sia convinto e, ancora di più nella facoltà di farlo, un buon rimpasto della sua giunta, magari con qualche autorevole soggetto esterno, estraneo alla politica e al di sopra di essa per conclamate capacità, esperienze personali, utili alla buona amministrazione di settori importanti della vita forlivese. Non si può, penso che Lei condivida, continuare a navigare a vista, parlando molto al futuro, ma pochissimo al presente. Noi, cittadini delusi, non chiediamo mari e monti, ma solo di essere liberati dalla frustrante illusione che questa giunta veda e provveda al meglio per la città di Forlì, troppo ne dubitiamo e con ragione. La nostra città, Lei ne sarà sicuramente e obiettivamente consapevole, langue, sempre più opaca e deserta, triste e chiusa per “cessata attività”, anche turbata da una crescente insicurezza per condotte illegali e tradita nella sua benevola ospitalità a tante persone di lontana provenienza.
Abbiamo da poco riposto le palle e le luci natalizie della “Forlì che brilla“, vissuta nell’auspicio di rinascita del centro storico, e ci ritroviamo nella “Forlì che chiude”, si serra come una timorosa tartaruga nel suo carapace, pensa a cancelli all’ingresso di gallerie, percorsi cittadini di uso pubblico, addirittura prevede un ferreo controllo d’accesso agli uffici nel palazzo comunale. Se oggi, caro Sindaco Gian Luca, mi chiedessero di raffigurare Lei e la sua giunta, penserei ad una vignetta alla Giannelli: sullo sfondo del palazzo comunale in piazza Saffi Lei e i suoi assessori dietro una trincea militare di sacchetti, elmetti ben calcati in testa e tutti armati di fionde e fuciletti, pistolette a tappo, i diversamente giovani come me li ricorderanno, a lato di un perentorio cartello “Alt. Farsi riconoscere!”; infine, sopra il disegno, quasi in un cartiglio, l’interrogativo “Assalto al Palazzo d’Inverno?”.
Ecco, presto un buon rimpasto proprio per evitare che la sua giunta finisca asserragliata e assediata nel Palazzo d’inverno della propria limitatezza e delle contraddizioni interne al centrodestra forlivese: anche stamani, il Comune di Forlì, dunque Lei, caro Signor Sindaco, ha smentito la notizia di un prossimo, ferreo controllo degli accessi ai propri uffici; dall’altra, invece, sempre sulla cronaca cittadina un consigliere di maggioranza, riciclato leghista, perdendo l’ennesima preziosa occasione di tacere, dichiara “Errore chiudere il Comune… sbagliato burocratizzare gli appuntamenti”, quindi confermando il controllo degli accessi e smentendo Lei, caro Sindaco, e la giunta, entrambi espressione di una maggioranza pure a trazione Carroccio. Troppi galletti nel suo pollaio, in giunta e fuori di essa, perlopiù canterini a sproposito, dunque meglio tirare il collo a qualcuno e rimpiazzarlo con altri a cantare bene e per tempo il domani dei cittadini forlivesi.
Franco D’Emilio