
Non scherziamo ragazzi. Forlì ha davvero tutti i numeri giusti per candidarsi a capitale italiana della cultura 2028, ha già persino una mascotte, adottabile come logo: la statua di Marduk nella rotonda del Foro Boario. Sì, proprio il toro stilizzato, in forma rachitica ed esangue, che dall’ottobre ’22 stupendamente adorna in modo orribile una piazza cittadina, accogliendo angosciosamente il turista, appena uscito dalla vicina autostrada: lo ricordiamo ancora l’assessore Giuseppe Petetta, tanto di fascia tricolore addosso, inaugurare tale ed unico capolavoro di cartapesta, ferro e colla, decorato con la tecnica musiva trecandis.
Orrendo, deforme e mostruoso, ma unico, raramente unico, senza pari in tutta Italia, dunque proprio giusto simbolo di quell’unicità, anche culturale, che pienamente giustifica e rafforza l’ambizione dell’attuale Forlì zattiniana a diventare, ohibò, capitale italiana della cultura. Marduk iconico simbolo della continuità e della coerenza della scriteriata politica culturale del centrodestra forlivese, pur se all’insegna di una certa trasversalità di schieramento: Marduk, infatti, commissionato dall’amministrazione Zattini 1 ad un artista, notoriamente di sinistra, del quale non ricordo il nome, tanto la sua fama non colma la mia memoria.
Praticamente, un inciucio artistico, reciprocamente piacione tra destra e sinistra, ma sotto sotto realizzato, chissà perché, ammetto di essere un sospettoso “maledetto toscano”, forse con lo spirito di un sotteso tiro mancino dei compagni al buon Zattini. Dunque, Marduk logo di Forlì, capitale italiana della cultura. Sin da ora, facciamolo girare nella sua unicità visiva, già utile a partire da piccoli vantaggi, come interrompere immediatamente il singhiozzo o favorire il ruttino di un piccoletto. Non esitiamo a farne altrettanto iconici, ricercatissimi e utili gadget, magari portachiavi, fedeli riproduzioni colorate dell’inconfondibile originale: per l’unicità del gingillo nessun forlivese dimenticherà più le chiavi di casa, tantomeno quelle della sua città, capitale italiana della cultura.
Franco D’Emilio