Occhio a restare con il lumino in mano

lumini madonna del fuoco

Che carini, il sindaco Zattini con alcuni membri della sua giunta, in posa per i posteri nella ricorrenza della Madonna del Fuoco, Santa Patrona della Città di Forlì. Ciascuno con un lumino acceso in mano, simbolo di tanta devozione popolare, ma pure fiammella viva, seppur sinora minima, della cucina amministrativa Zattini bis, sempre e soltanto a fuoco lento, giusto da semolino.

Tutti seri, sorride solo il vice sindaco e assessore Vincenzo Bongiorno nel suo ruolo di reggi moccolo di tanta salvifica luce. Altri, ispirato, sembra cercare ansiosamente insperati orizzonti oltre la punta del proprio naso oppure pare esprimere la fissità oculare del personale dramma interiore “chi me l’ha fatto fare!” Che dire, un’immagine significativa che dice tutto e tanto della ricerca, finora infruttuosa, anche se vanamente ostinata, ma adesso, considerato l’incombente “redde rationem”, resa di conti, davvero bisognosa di una salvatrice illuminazione mariana per tirare somme concrete di risultati utili, opportuni e intelligenti per il futuro immediato della nostra amata Forlì.

Tuttavia, una foto coraggiosa, questa del sindaco e assessori che mostrano fegato, cosi si dice a Firenze di chi si manifesta risoluto e forte, ma, in fondo, sanno di girare a vuoto, non sanno che pesci prendere, insomma tirano a campare, anche santificandosi in una posa col lumino in mano. Attenzione, però, che quel lumino non possa interpretarsi come metafora del celebre cerino che resta in mano a chi incolpato di non aver provveduto bene e per tempo. Certamente, un lumino, acceso di devozione mariana, dura più a lungo e maggiormente illumina anche il cammino e i propositi di Zattini e della sua giunta, ma prima o poi si spegne, col rischio di lasciare al solito buio di procedere a tentoni e per maldestri tentativi.

Franco D’Emilio

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