
Bella cosa la coerenza umana ovvero la mancanza di contraddizioni con se stessi, quindi tra le convinzioni, le finalità personali ed il proprio agire pratico: la coerenza, dunque, come sinonimo di logicità, corrispondenza tra quello che siamo e quello che facciamo, grande o piccolo che sia, quotidiano o a più lunga scadenza. Spesso, la coerenza è subito manifesta, evidente; in alcuni casi, invece, non è di immediata percezione perché sottintesa, più nascosta.
Nel primo caso, non stupisce minimamente, ad esempio, tanto è lapalissiana, la subitanea coerenza di un ginecologo, pure socio della Superiore Accademia della Gnocca; nel secondo caso, magari anche riguardo ad un cittadino forlivese, mettiamo il caso avvocato, non si capisce al volo dove stia la coerenza tra codici e codicilli, articoli e commi e l’eventuale partecipazione, che so, alla Venerabile Congregazione della Tagliatella di Romagna. È stata quest’ultima eventualità a rendermi difficile la comprensione dove mai potesse stare la coerenza repentina tra la scorrevolezza di una filante, sugosa tagliatella e quella di un’efficace arringa di tanta abilità oratoria.
Per fortuna, soccorre, a volte, un dettaglio, una notiziola a chiarire tutto e svelare, sottinteso, ma chiaro, il nesso coerente tra un esponente dell’avvocatura ed un primo piatto di tanta, sugosa preziosità gastronomica. La notiziola, magari, che lo stesso ipotizzato cittadino forlivese, facciamo sempre lo stesso avvocato, in occasione di una festa personale, magari il proprio compleanno, ringrazi pubblicamente, persino sui social, del raggiungimento di tale ricorrenza il Grande Artefice Dell’Universo, citato, in modo nemmeno tanto criptico, con l’acronimo G.A.D.U., dunque con la sigla allegorica, solitamente usata dalla Massoneria per indicare Dio in modo neutrale, cosicché i suoi affiliati riconoscano la Divinità a prescindere da ogni personale credo religioso.
Notiziola davvero provvidenzialmente chiarificatrice che, finalmente, sul filo dell’esplicita dichiarazione di appartenenza del cittadino interessato alla Massoneria, chiude il cerchio della sottintesa, ma evidente coerenza tra un piatto di tagliatelle e voluminosi codici, tra gastronomia e avvocatura. Tutto sempre condito dal gustoso ragù massonico, tanto appetitosamente capace di soddisfare il vecchio adagio l’appetito vien mangiando, in bocca agli esigenti fratelli incappucciati “squadra e compasso”.
A questo punto, lampante e anch’essa lapalissiana la coerenza tra il rituale grembiulino rituale massonico e il grembiulone o parannanza da cucina, in uso ad una Venerabile Congregazione della Tagliatella di Romagna: in comune l’obiettivo a mettere ed avere sempre le mani in pasta. Gastronomia e Massoneria sono da sempre a braccetto, la prima perlopiù a rinsaldare con i piaceri della tavola l’interessata riservatezza ed esclusività di quanti, fortunati partecipi del sodalizio massonico: questo stretto connubio, testimoniato ed esemplificato dal prezioso menù (qui in foto), su sagoma a squadra con foro angolare per appenderlo, relativo al banchetto, offerto a Napoli il 18 dicembre 1892, in onore del banchiere Adriano Lemmi, Gran Maestro della Massoneria Italiana.
D’altronde, la buona gastronomia è davvero interclassista, trasversalmente apprezzata da destra a sinistra, dal fronte laico a quello cattolico, dunque ideale per conciliare, magari, forchettate di sugose tagliatelle romagnole con fattive chiacchiere d’intesa sul governo delle citta romagnole, Forlì compresa, pure quest’ultima con più di una presenza massonica in giunta, compresa quella attuale. Da sempre è così, prima con il centrosinistra, oggi con il centrodestra: gli elettori forlivesi votano, ma l’elite massonica forlivese condiziona e governa scelte, partiti e candidati, niente e nessuno escluso.
Come ci riesce? Come al solito, conciliando i propri interessi associativi con le ambizioni, gli interessi personali di massoni e no, e, inoltre, pure ricorrendo con tanta bonarietà e simpatia alla ricerca di proseliti in amene conventicole, tipo quelle gastronomiche e/o culturali. Date retta, anche se incredibile crederci, ma per la provincialotta massoneria romagnola spesso un piatto di goduriose tagliatelle al ragù è la leva giusta per incontrare e sedurre, affiliare, ma anche solo stabilire accordi perché tutto apparentemente cambi, tranne il potere dei fratelli “squadra e compasso”.
Franco D’Emilio