
Dubbi e timori sono rimasti, forse più numerosi di prima, tanto sul tema è stata sfuggente, approssimativa e, persino, incline a lavarsi le mani alla Ponzio Pilato, l’Amministrazione comunale di Forlì: in questione, la realizzazione in via Narsete nella frazione forlivese di Carpinello, per conto della cesenate Società Agricola “Guidi” di Roncofreddo, di un prossimo impianto per la produzione e l’esercizio di energia elettrica rinnovabile, tipo fotovoltaica, come, appunto, al punto 7 del Consiglio comunale di Forlì, svoltosi lo scorso martedì 25 febbraio. Alcuni miei lettori in quella frazione mi hanno contattato, esternandomi loro preoccupazioni, fondate sia su un’ampia documentazione e letteratura tecnico-scientifica circa il tipo di impianto, ora in progetto a Carpinello, sia sull’inopportuna collocazione di questa stessa nuova fonte energetica.
Su questa tematica la giunta comunale di centrodestra con le parole dell’assessore Luca Bartolini ha sottolineato di avere un ruolo approvativo, decisivo solo per quanto attiene alla variante urbanistica, utile a consentire la costruzione dell’impianto in progetto, e di esercitare, invece, un ruolo puramente consultivo, nient’affatto vincolante riguardo alla convenienza, all’allocazione tecnica della medesima struttura produttiva. Dunque, prepariamoci all’installazione di oltre 13.700 moduli fotovoltaici su una vasta area di terreno agricolo produttivo, quindi contrariamente all’indirizzo, oggi prevalente, di preferire ai grandi impianti unità produttive di minor impatto paesaggistico e di minore sottrazione agricola.
Innanzitutto, come segnala un’accorta signora carpinellese, entro un breve raggio di spazio, tutto in prossimità dall’autostrada A14, il nuovo impianto si aggiungerebbe a quelli prossimi, già esistenti e attivi, di una stazione elettrica Terna e di un centro per la produzione di biogas. La realizzazione, adesso in programma a breve distanza, sicuramente determinerebbe variazioni ed eccesso nocivo di campi elettromagnetici, oltre che costituire un maggior rischio di accidentalità di funzionamento, pericolose pure per la salute pubblica. Questo aspetto è del tutto sfuggito alla considerazione della giunta, in particolar modo dell’assessore Bartolini, entrambi gravemente ignari che, comunque sia, sempre ogni sindaco, qui non c’è proprio nessun ruolo soltanto consultivo che tenga, rappresenta la prima autorità sanitaria del proprio comune e per questo ha l’obbligo, la responsabilità che nulla sul suo territorio possa risultare di pregiudizio alla salute, all’incolumità dei cittadini.
Allora, veniamo ai motivi di dubbio e timore dei cittadini di Carpinello. Innanzitutto, partiamo da una nota dell’11 settembre 2024, a firma della dirigente della Divisione IV-Infrastrutture energetiche del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, relativa alla costruzione a Carpinello di Forlì “dell’impianto di accumulo elettrochimica… Il progetto prevede la realizzazione di un impianto BESS (Battery Energy Storage System), di tipo stand alone, della potenza di immissione e prelievo pari a 120MW ed una capacità di circa 720 MWh …”. Tutto questo ad opera della ditta Sphera Nordea di Faenza, costituitasi e iscrittasi al Registro delle imprese appena poco più di un anno prima, precisamente il 23 giugno 2023 con un capitale sociale sottoscritto di soli 10mila euro, così risulta da visura della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Ferrara e Ravenna.
Gli abitanti di Carpinello si chiedono quale consolidata, pregressa esperienza tale impresa faentina possa annoverare nel campo della realizzazione di simili impianti energetici BESS e quale affidabilità economica la stessa possa garantire a copertura di un’attività tanto complessa e innovativa sul piano tecnologico. Sì, la tecnologia BESS è un eccellente sistema che, nel ciclo di carica, attraverso batterie elettrochimiche d’accumulo trasforma l’energia elettrica da fotovoltaico in energia chimica; quest’ultima poi, al momento e secondo necessità, quindi in ciclo di scarica, risulta riconvertitile ancora in energia elettrica da immettersi nella rete distributiva.
Si tratta, certo, di un sistema di produzione e gestione energetica utilissimo a garantire sostenibilità e risparmio, tuttavia la sua realizzazione e il suo esercizio devono essere garantiti da alta qualità progettuale, costruttiva e manutentiva, soprattutto al fine di particolari, altamente specifici e inderogabili protocolli di sicurezza, in primo luogo quelli per i rischi di incendio ed esplosione delle batterie al litio utilizzate. Son ben 7 i rischi rilevati e documentati della tecnologia BESS, come risulta da studi e controlli di numerose università, quali il prestigioso Politecnico di Milano: 1.Fuga termica di una o più batterie sino all’incendio; 2.Cortocircuiti interni alle celle; 3.Sovraccarico e sovradescarico, intesi come operazioni improprie di carico e scarico delle batterie; 4.Errori di gestione complessiva delle batterie; 5.Eccesso di temperatura esterna, non contenuta da proporzionati e variabili sistemi di ventilazione controllata; 6.Accumulo di gas interni infiammabili; 7.Difetti di fabbricazione e logorio da usura.
Numerosi incidenti si sono già registrati tra la California (USA), l’Australia, la Nuova Zelanda e la Corea del Sud, quindi bene far tesoro di questi precedenti per il progetto di Carpinello, anche ai fini della prevenzione rispetto ad eventi alluvionali, vicini il fiume Ronco e il Canale Emiliano Romagnolo, rispetto ad incendi di zona e rispetto alla profondità di interramento, al momento ignota, del cavo da 132Kv, diretto alla prossima stazione elettrica di Terna. Si tratta di realizzare un progetto di grande utilità al quale nessuno è contrario, ma dobbiamo affidarne i lavori di costruzione, di attenta manutenzione e controllo ad imprese esperte, non sospettabili di una loro nascita a bella posta.