Il ludo cartaceo delle elezioni nei quartieri

piazza Saffi

Un inutile ludo, gioco cartaceo, cosi venivano definite da Mussolini le elezioni nella sua avversione alla democrazia, al pluralismo delle idee, eppure la triste definizione mussoliniana rischia, tuttora e sempre di più, di risultare attuale nella nostra Italia, repubblica democratica a sovranità popolare. Cresce, infatti, l’astensione dal voto e, da tempo, incombe, inascoltato perché non rappresentato, il maggiore partito italiano, quello degli astenuti, dei delusi, insomma di quanti non credono e non si aspettano niente di buono dall’odierna classe politica, nazionale e locale, cosi inetta, presuntuosa, solo di profonde radici ignorantocratiche.

Si continuano, però, a fare elezioni: si fanno sul filo di lana della loro validità, tutti indifferenti, da destra a sinistra, al fatto di sopravvivere solo per la tenuta di un sufficiente zoccolo duro di votanti; oppure, si fanno nella piena evidenza del loro fallimento e inutilità in termini di rappresentanza democratica. Nella seconda eventualità rientrano sicuramente le elezioni, diciamole azzardatamente amministrative, dei comitati di quartiere delle nostre città, prossimamente quelle forlivesi del 30 marzo: solitamente, un autentico, manifesto fiasco partecipativo e rappresentativo, i cui eletti hanno complessivamente l’autorevolezza del colpo di tosse di una pulce nella vasta criniera del potere locale, tanto per richiamare una celebre e infelice battuta di Togliatti nel 1951 contro i “Magnacucchi”, pidocchi dissidenti del PCI di Reggio Emilia.

Basta farsi una pacca di conti per capire che, a meno che gli elettori forlivesi non facciano ressa e a gomitate per votare, pure le imminenti elezioni dei comitati di quartiere, in programma domenica 30 marzo, si riveleranno un flop, un tonfo. Pochi, ma sufficienti riferimenti, molto esemplificativi: nel 2015 su 101.625 forlivesi, aventi diritto, votarono soltanto 5.032 cittadini, pari al 4,95%; nel 2021, invece, su 97.689 andarono al voto in 6.533, pari al 6,71, quindi, rispetto alla precedente tornata, un incremento del 1,38%, davvero grasso che colò, che, tuttavia, l’assessora Cintorino subito accolse come un successo partecipativo e celebrò con tanta, goduta gioia, neanche avesse toccato il cielo con un dito.

Se il prossimo 30 marzo gli elettori forlivesi non andranno numerosi a votare per i loro comitati di quartiere, allora saremo punto e daccapo, il decentramento cittadino in mano a eletti, rappresentativi di meno del 10% degli aventi diritto al voto. Ci rendiamo conto o no di parlare soltanto di un nuovo, annunciato tracollo politico e amministrativo, fingendo, anzi credendo di darla a bere ad un mondo di bischeri forlivesi. Dalle prossime elezioni forlivesi dei quartieri uscirà eletta una sparuta minoranza con la presunzione di rappresentare le necessità, le attese dei cittadini, persino con l’audacia di propri presidenti, appena rappresentativi dei soliti Io, Poldo e Baffino della bocciofila di quartiere.

Troveranno, però, spazio sottopancia e zelanti fiduciari della giunta e dell’opposizione cittadine, tutti parimenti infiltrati nelle liste anonime e senza bandiera: vince, viene eletto chi più ci sa fare e maneggiare il consenso; il ridotto numero di votanti favorisce, fra l’altro, l’aggregazione dei più organizzati, magari a livello parentale. Che noia questo ludo cartaceo dell’elezioni dei quartieri forlivesi il prossimo 30 marzo!

Franco D’Emilio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *