La supercazzola del piddino Franceschini

dario franceschini

Ai figli solo il cognome materno: questa la proposta assurda, diciamola pure baggianata di Dario Franceschini, piddino ex democristiano, con Pier Ferdinando Casini e Marco Follini formatosi alla scuola dei nullafacenti, galoppini di notabili dello scudo crociato DC. Da troppo tempo in astinenza di potere governativo, da quando messo alla porta dal governo Meloni, quindi fuori dal Ministero della cultura del quale si è rivelato un dispotico ministro signor nessuno, Dario Franceschini ha tentato un colpo di coda, forse pure di reni per tornare perlomeno a galleggiare, con la bocca al di sopra della melma vischiosa del PD.

Ha tentato il colpo di scena, che tutto sempre spariglia e confonde, su un tema tanto urgentemente nei bisogni, quasi di gravità esistenziale, degli italiani: dare alla prole solo il cognome della mamma! Che rivoluzionario questo Franceschini, mediocremente gattopardesco in questa sua premura di cambiare il poco, il superfluo, insomma il nulla perché tutto resti immutato. Una raffinata mente intellettuale che invano tenta la via della supercazzola, ma neppure sfiora l’efficacia espressiva e, soprattutto, logica di Ugo Tognazzi, indimenticabile conte Mascetti nel film Amici miei.

Dunque, una bischerevole supercazzola franceschiniana che nemmeno si giustifica alla luce del motto latino, cui forse potrebbe ispirarsi, “mater sempre certa est, pater numquam” ovvero la madre è sempre certa, nota, già per il solo evento del parto, il padre mai. Se così fosse, infatti, Franceschini concepirebbe ogni donna/madre al pari di una pila dell’acqua santa dove è possibile che diversi uomini, anche restando anonimi, possano bagnare la propria mano, quindi la proposta del solo cognome materno ai figli risulterebbe offensiva verso le donne e sostenitrice di un matriarcato divisivo, senza contemporanee parità e condivisione di ruoli genitoriali tra padri e madri. Dario Franceschini ha davvero perso un’occasione d’oro: tacere.

Franco D’Emilio

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