Nuova Marcia su Roma di Predappio

ex Casa del Fascio Predappio

Ogni tanto, giusto per ravvivare un po’ il clima di attesa, incertezza e tanto pesante, dubbio silenzio sul futuro della ex Casa del Fascio di Predappio, ecco che parte un treno, come si usa dire: l’ennesimo, sicuramente non ultimo, utile solo a scompigliare le carte, mentre si tace su tanto, tanto altro, sempre più imbarazzante per la troppa insipienza compresavi. Stamani, sulla stampa la proposta assurda dell’ex assessore regionale alla cultura della Regione Emilia-Romagna, Mauro Felicori, di fare della ex Casa del Fascio predappiese una dépendance della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma per accogliervi una vasta sezione, insomma un’esposizione di arte tra le due guerre mondiali.

Caspita una genialata! Si pone a tacere ogni contrasto, scontro, anche ruvido, sinora in ballo tra fascismo e antifascismo, soprattutto riguardo alle possibilità di un museo storico sui totalitarismi o ad un centro studi oppure qualunque altra iniziativa, finalizzata alla memoria storica di un periodo e di una realtà politica che tanto ha influito sulla storia di Predappio. Quasi taumaturgico, l’ex assessore Felicori chiude la piaga delle controversie e prende una via di fuga, di ritirata, incautamente dimentico come spesso le ritirate siano luoghi d’accoglienza di tutt’altre necessità.

Dunque, grazie a Felicori, nostalgico legionario sulle orme dell’antico dominio romano, l’odierna Predappio può tornare presidio di Roma, a quest’ultima assoggettata, essendosi rivelata incapace di cavare un ragno dal buco oscuro “cosa mai fare della ex Casa del Fascio”. La genialata non mi ha stupito, ha il suo retroterra e il suo retroscena, certi, dei quali continuerò ad occuparmi. Chissà perché, già me lo vedo il sindaco predappiese di centrodestra Roberto Canali che coglie al volo l’assist provvidenziale dell’ex assessore regionale di sinistra e subito compie la sua Marcetta su Roma, col cappello in mano dal ministro della cultura Giuli per la questuante resa che va bene così: Predappio con la sua Casa del Fascio torni pure colonia culturale di Roma con un vasto magazzino di deposito museale, al servizio della capitolina Galleria Nazionale d’Arte Moderna.

I lavori sinora condotti per il restauro finalmente li cestiniamo, dopo, magari, averli già pagati invano; della causa in tribunale sui lavori di restauro non ne parliamo più, cosa fatta capo ha; insomma, altro giro altra corsa, con un nuovo treno di incerta destinazione, al pari dei precedenti, sempre vani sul destino del significativo edificio fascista nel capoluogo della Valle del Rabbi. Dunque, altro progetto, questo veramente campato in aria e maldestramente giustificato dall’ex assessore col fatto che l’ultimo progetto approvato incontrasse difficoltà realizzative per la contrarietà della Soprintendenza: nulla di vero, qualunque progetto, ripeto qualunque, sa di dover salvaguardare l’integrità dei volumi esterni e interni, dunque i nuovi spazi d’uso, come e’ già avvenuto e avviene nel recupero di tanti edifici storici monumentali, sono successivamente definibili con parziali strutture parietali, anche mobili.

Con la proposta bizzarra dell’ex assessore Felicori Predappio dovrebbe fuggire dalla sua storia, quasi vergognandosene; si asseconderebbe la sopravvivenza del revisionismo storico dei partigiani ANPI; soprattutto non si comprenderebbe come il ruolo di dépendance romana consentirebbe a Predappio di esprimere il suo legame con la cultura, la memoria del proprio territorio. Per questo, sarà bene vigilare, ogni cosa, compreso il colpo di scena di Felicori, ha sempre il suo perché.

Franco D’Emilio

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