
Il clima elettorale nei quartieri forlivesi si sta surriscaldando, giungendo persino alla pochezza umana e morale di lettere di diffida che taluno/i candidato/i, a volte, cosi pare, pure legati tra loro da prossimità parentale, fanno pervenire ad altri candidati oppure a semplici avversari, colpevoli di risultare troppo critici. Qualche avvocatuccio di scarse prospettive professionali si è prestato quale estensore e mittente di tali diffide dal chiaro significato intollerante, intimidatorio e fazioso. Siamo giunti a tale vergogna!
Le prove ci sono, i diffidanti si conoscono; dei legali si conosce il nome; certamente non mancherà l’adeguata risposta di chi, vittima, non può minimamente sopportare simili prepotenze e angherie. Già da giorni ho visto sui social, soprattutto in alcune chat, l’espressione, persino becera e volgare, di chi, magari egli stesso candidato, deride, offende qualche altro candidato o chiunque sia a lui contrario o con lui in concorrenza. Condotta deplorevole che manifesta la pretesa autoritaria, l’abuso di porre a tacere ogni dissenso e offende la dignità delle prossime elezioni dei quartieri a Forlì.
Solitamente, ricorre a simili infami mezzi chi non ha inclinazione al confronto, al dialogo, chi culturalmente e politicamente povero, chi sente di essere persona discussa e discutibile. Costui e costoro ne tengano conto: chi semina vento, raccoglie sempre e soltanto tempesta. Intanto, mi viene in mente una minaccia, a me rivolta, pronta all’uso. La pazienza ha un limite, anche nei quartieri forlivesi, dove, purtroppo, qualcuno pensa stupidamente di essere, minimo, il ras dittatorello e spocchioso del quartierino.
Franco D’Emilio