A Forlì fregnacce resistenziali del PD contro Rosaria Tassinari

25 aprile

Si avvicina il 25 aprile e pure a Forlì cresce la febbre resistenziale del Partito Democratico, ormai, almeno una volta l’anno, nella possibilità di esaltarsi con la pratica onanistica antifascista, celebrativa della grande epopea partigiana, morta e sepolta, ma ancora agitata come minaccia contro il valore universale della democrazia, quindi contro chiunque, a destra come a sinistra, si collochi fuori dal coro unico, conformista e leccapiedi dell’anacronistico antifascismo doc. Bisogna attentamente vigilare sugli improvvisi rialzi della temperatura corporea poiché, se persistenti ed elevati, possono causare il surriscaldamento delle meningi, compromettendone la proverbiale ed efficace spremitura di buone idee e pensieri.

Stia attento, dunque, Monti nonché Enrico, novellino segretario del PD forlivese, che già febbricitante di tanta attesa Festa della Liberazione ed esaltato da risorgente nostalgia partigiana, ha volutamente fiutato l’aria alla ricerca di uno spunto che gli consentisse di rinnovare il suo “Ora e sempre Resistenza!” Se l’è presa, allora, con l’onorevole Rosaria Tassinari, deputata forlivese di Forza Italia, cittadina di tanta misura e buonsenso, soprattutto persona di provata esperienza di vita e professionalità. Ma di cosa mai è colpevole la forzista forlivese? Pare della sua proposta, fra l’altro, poi, pure ritirata, che nell’ambito della legge di bilancio 0,7 milioni annui fossero dal finanziamento delle celebrazioni del 25 aprile e del 2 giugno dirottati al sostegno del progetto del Museo nazionale della Resistenza a Milano.

Nel suo incontrollabile delirio febbricitante da aspirante partigianello il frastornato segretario Dem forlivese Monti nonché Enrico ha gridato la sua disapprovazione contro l’emendamento, proposto e poi, ripeto, ritirato da Rosaria Tassinari, perché, se, sottolineo questo se, “approvato, avrebbe rappresentato un attacco ai valori dell’antifascismo sui quali si fonda la Repubblica italiana.” Incredibile, il Monti nonché Enrico fa politica sui se, risottolineo questo se, deplorando di conseguenza ciò che non è accaduto e, addirittura, contraddicendosi clamorosamente: non si capisce, infatti, tutta colpa della febbre confusionale, come l’eventuale dirottamento di fondi al nuovo museo milanese della Resistenza avrebbe significato un affronto ai valori antifascisti. Quindi perché mai criticare la Tassinari che sul finanziamento ai valori antifascisti ha solo pensato che alla solita zuppa potesse sostituirsi un pari, seppur diverso, pan bagnato?

Monti nonché Enrico, inavveduto segretario del PD forlivese, ha solo pretestuosamente menato il can per l’aia del prossimo 25 aprile, in realtà poteva risparmiare a sé e ai forlivesi la sua magra figuraccia di agitatore di misere fregnacce. Davvero un degno rappresentante della classe dirigente Dem nell’era Schlein! Ma, forse, la sua era solo premurosa attenzione al business della Resistenza e dell’antifascismo che, annualmente e alla faccia dei contribuenti, riceve fondi pubblici, destinati all’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, e ad altre organizzazioni similari.

Perché mai, dunque, lasciar correre l’azzardata, coraggiosa idea di Rosaria Tassinari di preferire un nuovo museo al finanziamento di tante celebrazioni partigiane, magari con l’abbuffata di sugose tagliatelle antifasciste, come avviene pure in diversi comuni del forlivese? Monti nonché Enrico, debuttante segretario del PD forlivese, ha davvero perso un’occasione d’oro, quella di tacere, ma una soluzione è ancora possibile a questo sua febbricitante imprudenza: assoluto riposo, tachipirina sino al bisogno e borsa del ghiaccio sul capo a beneficio delle meningi, invano surriscaldatesi.

Franco D’Emilio

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