
Sopra, un cattivo pensiero, anche più di uno, ci sta davvero bene. È il minimo dopo tanto accaduto. A Vicenza un povero cristo, bisognoso di affidarsi alla consolazione della Madonna della Mercede, si è recato al locale Santuario di Berico, ha parcheggiato, chiuso l’auto ed è andato a rifugiarsi nella serenità e nell’umiltà della preghiera. Che abbia chiesto una grazia, almeno un segno benefico?
Certo, un segno, quasi un souvenir mariano lo ha trovato al suo ritorno al parcheggio: sotto il tergicristallo una multa di 42 euro per aver lasciato, udite udite, un finestrino dell’auto aperto, appena abbassato di due dita. Il pirata della strada è stato così sanzionato per contravvenzione al comma 4 dell’art. 158 del Codice della Strada con la norma che “il proprietario deve attuare le necessarie cautele per impedire il furto e il danneggiamento del proprio veicolo”, pure in parcheggio di sosta.
Facendo contrariamente, persino lasciando un finestrino socchiuso, l’automobilista pone in atto una condotta istigatrice al furto, al danneggiamento. Oh, la Madonna, avrà sibilato tra i denti il multato dopo tanta inaspettata grazia. Mi auguro veramente che il malcapitato sia rimasto saldamente devoto, addirittura tenacemente persuaso di essere stato, comunque, sorretto dalla Madonna: solo 42 euro di multa, ma potevano essere di più, sino al massimo di 173.
Dunque, in due dita di finestrino abbassato è stata ravvisata l’istigazione al furto, al danneggiamento, come dire l’incitamento a compiere un’azione illecita e, più strettamente sul piano penale, a compiere un reato. Vorrei conoscere la mente geniale, anche un po’ stoltamente sadica, che ha partorito tale norma, rigorosamente punitiva degli automobilisti, irresponsabili di parcheggiare l’auto con una fessura di finestrino aperto.
Allo stesso tempo vago col pensiero a quante cose, aprendosi o accorciandosi, possano risultare istigatrici a chissà mai quali estreme conseguenze. Così, alla mia mente di fragile, terreno peccatore balza l’immagine della minigonna femminile, a volte vertiginosa se non microscopica, alla quale sembriamo, ormai, tutti abituati o, forse, noi uomini fingiamo di non fare più caso, a meno che con la coda dell’occhio non valga la pena seguire quelle poche spanne di stoffa, oscillanti nello stesso moto di pendolo, osservato in cattedrale a Pisa da Galileo. Eccolo, il solito maschilista col chiodo fisso, mi rimprovererà qualche lettrice femminista!
Eppure, se giustamente in un’ardita minigonna non ravvisiamo più alcuna istigazione a chissà mai quale riprovevole azione contro la donna, perché, allora, pensare e permettere che due dita di finestrino aperto dell’auto facciano cosi tanta differenza da risultare istigazione al furto e al danneggiamento, addirittura multando ignari automobilisti? Riconosciamolo, la minigonna, ormai consolidata nella moda e nel costume, rappresenta uno dei tanti, piccoli e grandi, passi avanti, più o meno significativi e importanti, delle donne contro tanta ottusa piccolezza umana, perlopiù maschile, magari racchiusa in un articolo da Codice della Strada.
Franco D’Emilio