Perchè i giudici ignorano la Casa del Fascio di Predappio?

casa del fascio

Mercoledì scorso ero a Predappio, accompagnandovi un amico architetto, docente a La Sapienza di Roma. Abbiamo percorso l’inevitabile itinerario lungo il significativo museo architettonico a cielo aperto che caratterizza la Predappio di fondazione fascista: un’architettura razionalista, pure con spunti di neoclassicismo e di moduli tardo ottocenteschi, molto particolare anche sotto il profilo decorativo e dell’ornato.

Alla fine, ce lo siamo riservato come ultima tappa, abbiamo compiuto quello che l’amico architetto ha definito “pietoso pellegrinaggio all’infinita agonia dell’ex Casa del Fascio di Predappio”. Rispetto ad alcuni mesi fa, nuovi segni di progressivo degrado, ravvisabili in linee di marcata infiltrazione d’acqua, le cosiddette “bave di lumaca” nel gergo di molti architetti, lungo tratti delle pareti esterne: qui, nella foto allegata la traccia più evidente ed estesa, dall’alto verso il basso, lungo la torre campanaria.

Se ne rilevano pure altre, alcune delle quali per ora allo stato iniziale, comunque segno quanto le infiltrazioni d’acqua siano diffuse e penetranti nel monumentale edifico fascista. L’alternanza di asciugature e nuove imbibizioni d’acqua allarga le vie infiltrative e accresce il danno sgretolativo delle pareti e del rivestimento a mattoncini rossi.

Sinora, tanti annunci bugiardi di un restauro prossimo o, addirittura, che faccia tosta, già in corso, ma, in verità, lontanissimo dal realizzarsi; perfino, la beffa di studi, certo non gratuiti, propedeutici alla fattibilità del restauro e dei quali non è mai stato reso alcun risultato. Niente di niente, soltanto vani, patetici pugni di mosche sul destino della ex Casa del Fascio di Predappio, bene culturale e spazio, vergognosamente sottratto a nuova fruizione dall’insipienza, dall’ignoranza, dalla falsità di numerosi amministratori e politici di ogni colore e bandiera.

Franco D’Emilio

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