
Bastano le seguenti due notizie per comprendere che, sotto sotto, in Romagna il Partito Democratico non mette giù le mani dal controllo pieno delle società partecipate, anzi utilizza questo suo ferreo dominio per contrastare il centrodestra, ove questi amministratore, come nel caso di Forlì. Perché, si sa, puoi anche governare un Comune importante, ma se nel disegno degli avversari politici sei tagliato fuori il più possibile dalle società pubbliche, gestrici di servizi essenziali (acqua, trasporti, edilizia residenziale e via dicendo), ebbene, allora, conti poco, sei costretto ad arrenderti e piegare il capo.
Intanto, il piddino ravennate Andrea Corsini, ex assessore regionale ai trasporti dell’Emilia-Romagna, è saltato a piè pari ed ha messo radici alla presidenza di Start Romagna, soggetto di particolare peso nella gestione del servizio pubblico di mobilità sul territorio. La nomina è avvenuta scontatamente, con inevitabile nonchalance, neppure un piccolo dubbio sulla sua opportunità. Proprio così, nessuno a chiedersi se non sia stato un tantino fuori luogo che chi, già assessore regionale ai trasporti, si trasferisse, armi e bagagli, al vertice di Start Romagna con l’eventuale rischio, anche minimo, di condizionare la gestione della partecipata romagnola con le conoscenze e, soprattutto, con la pratica equilibrista, maturate durante il mandato di assessore ai trasporti.
Non vi sarà un palese conflitto d’interesse a carico di Andrea Corsini, ma se ne ravvisano i contorni e se ne percepisce l’odore. Fatto sta che il piddino ravennate si è adesso impossessato di una presidenza nel settore dei trasporti, in perfetta continuità con un analogo, trascorso incarico di amministratore pubblico. Comunque, tutti zitti sul versante dell’opposizione di centrodestra, un silenzio che suscita perplessità, induce a sospetti, magari quello che la parte più importante del centrodestra, ovvero Fratelli d’Italia, abbia taciuto e possa di nuovo tacere nell’ambito di un vicendevole do ut des col PD. Questo, infatti, in cambio del silenzio piddino, a sua volta accondiscendente sulla nomina di un “pupillo” o simpatizzante meloniano alla presidenza di qualche ente, come a Forlì si sussurra sia già avvenuto con il rinnovo dei vertici di Acer Forlì-Cesena, guarda caso bilanciati ad hoc tra la presidenza ad Emanuele Ciani, in quota FdI, e la vicepresidenza al vetusto Massimo Bulbi del Partito Democratico.
In questo scenario, forse, si spiega appieno anche perché tutto il centrodestra, FdI compreso, non abbia detto una parola contro la mancata riconferma del modiglianese Roberto Biondi, in quota Lega, nel nuovo consiglio d’amministrazione di Romagna Acque, altra società partecipata, dove il PD si è rivelato padrone indiscusso, persino favorito da un’inspiegabile proposta del sindaco forlivese Zattini. Dunque, Fabrizio Landi, piddino cesenate, anch’egli di lungo cursus honorum di partito, è stato recentemente nominato nuovo presidente di Romagna Acque, nel cui rinnovato consiglio d’amministrazione non figura, per la prima volta, udite udite, neppure un forlivese, addirittura il Comune di Forlì si è rassegnato a farsi rappresentare dall’imprenditore cesenate Corrado Augusto Patrignani, presidente di Ascom Cesena e dell’Unione Provinciale Forlì-Cesena di Confcommercio.
Povero Giorgio Zanniboni, eroico sostenitore forlivese della diga di Ridracoli, lo scrivo con affetto, avendolo conosciuto e apprezzato, pur nella diversità delle idee politiche: sì, caro Zanniboni, oggi senza un concittadino presente nel consiglio d’amministrazione di Romagna Acque ad impegnarsi e testimoniare la memoria di un grande impegno di Forlì per la realizzazione di una strategica infrastruttura per la sete della nostra terra. Poco prima, riguardo al rinnovo dei vertici di Romagna Acque, ho accennato ad una inspiegabile proposta del sindaco forlivese Zattini che avrebbe assecondato la conquista piddina della presidenza della stessa partecipata: ebbene, pare che il sindaco di Forlì proponesse quale nuovo, seppur improbabile presidente l’ex parlamentare Marco Di Maio, inglorioso ex PD e, al momento, renziano di Italia Viva, comunque un moderato di sinistra, il che è equivalso ad un messaggio, neanche tanto subliminale, ad un sottinteso endorsement a favore della presidenza PD. Non sarebbe stata più dignitosa la proposta di un nome, vera espressione del centrodestra unito e compatto? Invece, tira una fastidiosa, odiosa di inciucio nel quale la gestione e la divisione dei posti di potere contano più dell’identità politica di ciascun partito e d’ogni distinta coalizione.
Franco D’Emilio