
Sono già due volte che in campo culturale la sinistra forlivese aiuta, anzi soccorre la destra, sia quella nazionale che quella locale. Una sorta di “soccorso rosso”, provvidenziale e strategico per la destra nel suo intento di attribuire credibilità, spirito bipartisan alle proprie iniziative, intraprese solo con la determinazione di stupire, distrarre all’insegna di un ruffiano equilibrismo culturale tra le parti, tra governo ed opposizione, sia a Roma che a Forlì.
Il duplice “soccorso rosso” forlivese è avvenuto attraverso l’impegno dello stesso protagonista, il prof. Roberto Balzani: docente universitario, studioso e storico di significativa caratura; ex sindaco forlivese, espressione del centrosinistra, del quale egli stesso rappresenta o, chissà, rappresentava la tradizione e l’attualità della componente liberaldemocratica. La prima volta, offertagli dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, quello poi tristemente dimessosi per le vicende di un amorazzo, il prof. Balzani ha accettato la presidenza del Museo Storico della Liberazione in via Tasso a Roma. Adesso, ha accettato di fare parte del comitato scientifico per la candidatura di Forlì a capitale italiana della cultura 2028.
Sappiamo bene che tale candidatura coinvolge pure Cesena, quindi un’amministrazione di sinistra, opposta a quella forlivese di centrodestra, però non possiamo certo dimenticare come questa improvvida genialata di Forlì capitale italiana della cultura sia stata un parto affrettato, estemporaneo, focomelico della destra forlivese, pressata anche dall’urgente necessità di far dimenticare il tanto disastro, procurato al patrimonio, ai servizi, alle risorse culturali forlivesi. Genialata che tanta sinistra, ma pure ambienti di destra hanno criticato e tuttora criticano motivatamente.
Adesso, a Forlì la destra, come già fece il folcloristico ex ministro Sangiuliano, scompiglia le carte e con la complicità dell’immancabile Fondazione Cassa dei Risparmi, mercante del tempietto culturale cittadino, tira in ballo il prof. Balzani nell’apposito comitato di “teste d’uovo” pro Forlì capitale: addirittura assieme al prof. Mauro Felicori, altra somma e sapiente cima della sinistra, indelebilmente noto per l’inopportuna rievocazione della regata storica nella Peschiera Grande della Reggia di Caserta, ai tempi della sua direzione, e, infine, autore della scellerata proposta di restaurare l’ex Casa del Fascio di Predappio per farne una dépendance della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Insomma, i proff. Balzani e Felicori, in sintesi la sinistra in soccorso della destra sul tema della cultura per aiutarla a cavare quel ragno dal buco, a togliere quelle castagne dal fuoco che, diversamente, da sola, dovrebbe lasciar correre. La destra cerca la complicità della sinistra a copertura della sua pochezza e ruffianamene alletta, tenta l’intellighenzia radicale chic dell’opposizione. Qualcuno obietterà che la cultura e suoi autorevoli esponenti, come il prof. Balzani, non hanno connotazione politica poiché esprimono un valore estrinseco, generale, oltre ogni considerazione e divisione.
La cosa, però, non mi convince, mi suscita tante perplessità. Possibile che tra tanti intellettuali di destra non se ne sia trovato uno, degno di ricoprire la presidenza del Museo Storico della Liberazione di Roma, oppure non si siano trovati anche più nomi, utili a comporre il comitato scientifico per la candidatura di Forlì a capitale culturale 2028? O, forse, il prof. Balzani è raro, autorevole e versatile protagonista, adatto per ogni stagione politica, un po’ come dire un “usato garantito e sicuro”, sia con la guida a sinistra sia con quella a destra?
Franco D’Emilio