A ciascuno il suo orticello di zucche e fave culturali

Logo di Forli-Cesena capitale cultura 2028

Pochissimi giorni fa, ospite del Festival dell’Umidità, pardon dell’Unità di Villafranca, il noto e immancabile intellettuale, storico e promotore culturale Gabriele Zelli, già amministratore a nome del Partito Democratico forlivese, ha sottolineato il significato della candidatura di Forlì, assieme alla vicina Cesena, a capitale italiana della cultura 2028. Non sono mancate da parte sua né i suggerimenti né le proposte che concretamente confermano l’interesse piddino per l’ambiziosa meta.

Per carità, sempre apprezzabile che il bene e lo sviluppo concorde di una comunità siano perseguiti oltre le divisioni politiche, ma una domanda si impone: il PD, partito d’opposizione al Comune di Forlì, sostiene, dunque, pienamente la candidatura in questione, nonostante la sua stessa denuncia della tanta, attuale malaccorta gestione forlivese della cultura e del suo patrimonio? Oppure, si tratta della reciprocità di una tattica alla Giano bifronte?

Il PD forlivese si dimostra accondiscendente, malleabile, pure cedevole verso la maggioranza di centrodestra forlivese e il suo progetto per Forlì capitale, a patto che il centrodestra cesenate abbia pari atteggiamento verso la maggioranza di sinistra al governo di Cesena, coinvolta e con l’ambizione di una propria autonomia progettuale di iniziative per celebrare il bluff della capitale italiana della cultura nella Romagna forlivese. Sono domande che esigono una risposta, ma vengono, invece, eluse con poca chiarezza, onestà politica.

Insomma, così ormai pare evidente: chiunque governi, che sia di destra o di sinistra, nessuno vuole restare escluso, tanto meno in subordine rispetto alla gestione dei fondi per l’eventuale realizzazione della capitale culturale ovvero, a Forlì come a Cesena, a ciascuno il suo, il proprio orticello, non importa se miseramente solo di zucche e fave culturali, solitamente sinonimo e metafora di mancata eccellenza intellettuale e di pensiero.

D’altronde, a Forlì e a Cesena, così a destra come a sinistra, dotti papaveri del rispettivo milieu culturale si sono già intruppati nei predisposti comitati scientifici e diverse associazioni culturali, anche fittizie, sono già in attesa come piranha in agguato. Male che vada resteranno pur sempre le zucche e le fave.

Franco D’Emilio

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