
Datevi una mossa, cari cittadini forlivesi, prima che sia troppo tardi: i tempi stringono, il piatto è ricco, non lasciate che se lo sbafino a quattro palmenti i soliti pochi, ma sempre ingordi amici degli amici degli amici. Si sta imbandendo la tavola di Forlì, capitale italiana della cultura 2028, e già vediamo formarsi l’inevitabile catena di S. Antonio delle scontate, abili e salde “mani sulla citta”, davvero ad hoc questa citazione cinematografica, subito pronte a lavarsi l’una con l’altra e con quelle di altre mutevoli braccia; mani, però, nient’affatto interessate a lavare e rinfrescare, a rinfrancare e rinnovare veramente il volto e la vita del patrimonio culturale forlivese.
Cari amici forlivesi, non fatevi infinocchiare da chi, magari anche attraverso associazioni culturali di comodo, comunque destinatarie di contributi comunali clientelari, cerca solamente di accaparrarsi un posto a tavola, spacciando il proprio interesse speculativo come premura per il futuro, la cultura di Forlì. Non restate alla finestra a guardare, fatevi sotto, anche con una puntatina in soffitta o nel ripostiglio di casa a rovistare alla ricerca se, tra qualche scheletro nell’armadio, vi siano memorie o glorie familiari da far valere, sfruttare per Forlì, capitale della cultura.
Avete un avo, un nonno, un genitore, un parente, perché no un amante che con la sua vita abbia “illustrato” la città? Allora, approfittatene, va tutto bene, tutto fa zuppa: dal canto al liscio; dalle arti alle scienze, in prima fila quella medica che fa sempre affollato ambulatorio mediatico e di business; dallo sport al marafone, noto gioco di carte in Romagna, da non confondersi con il “ludo cartaceo” di mussoliniana memoria.
Trovate, dunque, una gloria familiare, pur minima che sia, e cavalcatela nel proporla, suggerirla per le imminenti proposte di Forlì, capitale culturale. La vostra intelligenza non e’ sicuramente inferiore alla furbizia di chi intende speculare e campare, quasi per diritto di discendenza, su un indiscutibile gloria familiare, forse di un artista od un maestro, un dottore o un professore o, ancora, di uno scienziato. Cari amici forlivesi, sommergete il sindaco, l’assessore alla cultura ed il neocostituito comitato scientifico pro capitale della cultura con lo tsunami travolgente delle vostre proposte, bussate cosi agli usci dei salotti buoni della città per la valorizzazione culturale a tartine, signorsì e paillettes.
Date retta, Forlì capitale italiana della cultura è un’occasione ghiotta. Perché non salire, il più numerosi possibile, su questo treno unico dei desideri e, soprattutto, degli appetiti culturali? Perché rischiare di non pocciare almeno un biscottino in un bicchieruccio di albana per Forlì capitale? Date retta, approfittate, lasciate correre i problemi veri e seri, purtroppo molti, del nostro patrimonio culturale cittadino: se finora si è fatto trenta con tanta incuria, superficialità e indifferenza, perché non fare trentuno? Stando come stanno le cose, cosa cambia? Forse, non vale più la pena battersi con il buonsenso.
Franco D’Emilio