A Forlì che c’azzecca una drag queen in mezzo ai ragazzi?

drag queen

Ieri al Palazzetto dei Romiti di Forlì si è svolta la prima edizione del trofeo cittadino di majorette con la partecipazione di 12 gruppi, e 200 giovani atleti, provenienti da tutta Italia. Tanta la partecipazione di ragazzi e bambini, accompagnati da genitori e nonni per assistere ad una manifestazione sportiva, davvero attrattiva: fra l’altro, la giuria, chiamata a giudicare le prestazioni, le coreografie di quanti in gara, era composta interamente da ragazzi minorenni delle scuole forlivesi. Né possiamo dimenticare come l’evento si sia svolto con il favore della UISP, Unione Italiana Sport Per tutti, associazione di promozione sociale, tuttora molto vicina alla sinistra politica italiana.

La manifestazione è stata però turbata, perlomeno infastidita da una presenza che non aveva alcuna giustificazione né sportiva né educativa, ma risultava solamente pretestuosamente strumentale a supporto di quella battaglia per la variabilità di genere, tanto cara alla sinistra contro la famiglia naturale, unico fondamento di una società sana nei valori della sua continuità. Pubblicamente, come niente fosse e per nulla si ponesse il rispetto di quanti presenti, ancora di più dei giovani minori, è apparso sulla scena un signore, palesemente travestito nei panni e nel ruolo di chi solitamente viene definito Drag Queen ovvero una persona maschile che con abiti femminili, ma soprattutto con vistoso, esasperato trucco da femmina ritiene di poter intrattenere un pubblico.

Rammento che storicamente e, tuttora nell’attualità dei nostri tempi, le drag queen sono associate agli uomini omosessuali e alle donne transgender: dunque, che c’azzeccava ieri al Palazzetto dei Romiti la gentile, ma inutile presenza del signore, grottescamente in inquietanti, femminili panni rosa confetto, come si vede nella foto allegata, già di tanta pubblica diffusione? In un contesto di sport giovanile con ampia presenza di famiglie non si comprende l’opportunità, la ragione di questa presenza imbarazzante, solo distrattiva, distorsiva e diseducativa sul piano morale, etico e sociale.

Sorprende che ciò sia avvenuto col consenso dell’assessore allo sport del Comune di Forlì, forse anch’egli soltanto premuroso di non scontentare nessuno, come, ormai, è deprecabile costume di questa malmessa giunta di centrodestra. Forse, con le parole di Ennio Flaiano, “non chiediamoci più dove andremo a finire, perché già ci siamo”, sicuramente sul baratro.

Franco D’Emilio

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