San Valeriano

san valeriano chiesa del Carmine

Oggi 15 dicembre si festeggia San Valeriano, vescovo africano, confessore della fede cattolica che a capo della diocesi di Avensa nei pressi di Cartagine patì la persecuzione del re vandalo Genserico che si era impadronito nel 439 di questa porzione di dominio di Roma. Il nuovo governante di questa parte dell’Africa romana era ariano e si impegnò in una brutale disarticolazione della Chiesa Cattolica colpendone la gerarchia. Valeriano, come altri vescovi, fu scacciato dalla sua diocesi e condannato all’esilio, colpito anche dal divieto imposto dal re alla popolazione di dare rifugio al vescovo che, infatti, morì esule spostandosi senza sosta di luogo in luogo.

Il nome Valeriano è però evocativo per Forlì di un’altra figura, un santo, un tempo di grande popolarità, oggi in deciso declino. La tradizione afferma che era un soldato, vissuto nel V secolo, all’epoca del massimo contrasto tra barbari, e impero romano sul piano militare e, sul piano religioso, tra ortodossi cattolici, seguaci dei culti pagani, eretici ariani.

Secondo la tradizione, ripresa anche dallo storico seicentesco forlivese Marchesi, Valeriano era assai stimato a Costantinopoli, capitale dell’Impero Romano d’Oriente, sia per la sua lotta alla idolatria, sia per il fatto che aveva con un esorcismo liberato la figlia dell’imperatore dalla possessione del demonio. Per questo il sovrano mostrò la sua gratitudine colmando Valeriano di onori e, stimandolo grandemente, decise di inviarlo a Forlì al comando di truppe che liberassero il territorio e la città, governata dal perfido eretico Leone Bacco, dalla presenza di vandali e goti, barbari e ariani. Dopo un primo successo sul campo di battaglia, Valeriano fu catturato a tradimento ed insieme ad ottanta compagni martirizzato.

Il culto per Valeriano nei secoli crebbe tanto che verso la fine del XII secolo i suoi resti vennero portati in cattedrale, peraltro dedicata alla Santa Croce ma anche a San Valeriano. Qui ancora oggi si trova dedicata al martire una cappella oggi posizionata al termine della navata sinistra. Una formella del fonte battesimale della cattedrale, opera dei primi anni del Cinquecento di Tommaso Fiamberti, raffigura proprio il santo martire. Prima della radicale ristrutturazione iniziata nel 1841 la facciata del duomo era abbellita da un grande portale in marmo, opera quattrocentesca di Marino di Marco Cedrino.

Nella lunetta spiccava la figura di un cavaliere, erroneamente identificato come un componente della famiglia Ordelaffi (Cecco? Pino?) che governava da tempo la città. Pare ormai certo che il cavaliere sia proprio Valeriano che ora si trova con il portale a decorare la imponente e spoglia facciata della chiesa del Carmine in corso Mazzini. Dopo tanti onori e devozione, con il Novecento per San Valeriano arrivò il declino, dato che nel 1967 perse il suo ruolo di copatrono della diocesi. Infatti, in quell’ anno, visti i tanti dubbi sorti sulla storicità del santo, la Congregazione dei Riti ritenne che nella figura del san Valeriano forlivese fossero in realtà stratificate più figure di martiri insieme a quella di un omonimo martire romano.

Paolo Poponessi

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