Sabato 8 settembre sulle pagine nazionali del Resto del Carlino ancora l’ennesima intervista a Giorgio Frassineti, sindaco di Predappio, che ho letto solo per la curiosità se il primo cittadino dicesse qualcosa di nuovo: invece, niente, la solita solfa, l’interminabile tiritera, trita e logora, ma, aggiungo, pure infondata, campata in aria sul progetto di trasformare “Predappio da simbolo del fascismo a simbolo di studio del fascismo”.
Sic et simpliciter la spossante riproposizione di un intento quasi ossessivo, insomma di un cavallo di battaglia che, però, sotto sotto rischia di rivelarsi un ronzino malconcio.
Scrivo e mi appresto a motivare queste affermazioni nella mia libertà inviolabile di cittadino, assolutamente fuori da ogni finalità elettorale personale futura, magari in chiave revanscistica, tanto per chiarire e, scusatemi se indegnamente mi ritengo ansiogeno, tranquillizzare candidati nuovi o riciclati da fuori o recidivi trombati, già scalpitanti per le prossime elezioni amministrative a Predappio: da tempo ho fatto altre scelte, impegnandomi, da Predappio a Forlì a Roma e altrove, in progetti culturali, concretizzati con tanto lavoro, poche chiacchiere, sempre gratificati dal riconoscimento, dalla partecipazione dei cittadini.
Ma torniamo al sodo, alla questione frassinetiana: l’ex compagno sindaco dice di voler ristrutturare l’ex Casa del Fascio “per aprire una fase nuova di studi sulle dittature del Novecento e sul fascismo” e tenace aggiunge che “il fascismo non va nascosto, ma sbattuto in faccia agli italiani, che devono” …attenzione qui all’acrobazia dialettica … “capire come l’Italia abbia abbracciato il fascismo, come sia evoluto e finito tragicamente.”
Ma va’! Stramazzo al suolo, colpito dal proclama di questa nuova esegesi del fascismo!
Frassineti fa tabula rasa: partirà, finalmente, da Predappio la rivoluzione culturale per capire davvero il fascismo!
Pugnale tra i denti, si lancia ardito contro generazioni di storici che dalla metà degli anni cinquanta ad oggi, in Italia e nel mondo, in tante università, centri studi e accademie, hanno sempre più approfondito e tuttora approfondiscono lo studio del fascismo, del nazismo, dei totalitarismi passati e recenti; indomito ardito punta il lanciafiamme contro il ciarpame di studi antropologici, sociologici, filosofici, anche di psicologia e psicanalisi sinora condotti sul fascismo!
Insomma, nessuno storico, italiano o straniero che sia, più o meno autorevole, ha compreso il fascismo, quindi su questo tema agli stessi studenti sono state raccontate soltanto novelle, frottole!
Manca solo che si faccia una tre giorni straordinaria del sangiovese per levare i bicchieri davanti ad un immane falò per bruciare le opere di De Felice, Mack Smith, Alatri, Canali, Gentile, Dorso, Innocenti, Milza, Sabbatucci, Bertoldi ….. e tanti altri storici, compreso il nostro giovane Carlo De Maria, tutti semplici perdigiorno che, dunque, non hanno concluso un piffero!
Eppure, tutti questi storici hanno indagato e indagano, in Italia e all’estero, le fonti archivistiche, bibliografiche, filmografiche e le collezioni private, alcuni hanno persino raccolto la memoria orale del fascismo: potrà mai adesso il loro lavoro risultare inutile, obsoleto?
Mi riesce difficile capire come la restauranda ex Casa del Fascio di Predappio, fuori da qualunque tradizione di studio, approfondimento culturale, lontana da università, archivi, biblioteche, collezioni utili e, fra l’altro, con una logistica di comunicazioni che certo non agevola, possa divenire l’ombelico della rinnovata ricerca storica sul fascismo
Se, poi, si volesse puntare sulle risorse del web, allora dovremmo concludere che i nuovi studi sul fascismo a Predappio risulterebbero solo un maldestro “copia e incolla” alla Wikipedia! Insomma, mi pare che con molta audacia il signor sindaco voglia apparire il primo a storicizzare davvero il fascismo, pur arrivando ultimo e molto distaccato da quanti lo hanno preceduto autorevolmente negli studi storici: per dirla con le parole di Totò all’on. Trombetta, “ma ci faccia il piacere”!
Si corre solo il rischio di creare una sorta di “cattedrale nel deserto” con finalità culturali, prive di una ricaduta sociale, economica diretta sui cittadini predappiesi, come non bastasse il precedente del Progetto Ciclope, del quale nessuno ha avvertito un benefico effetto sulla vita di Predappio.
Si corre solo il rischio di creare una nuova istituzione o fondazione o accademia o associazione, lascio a voi la scelta, che dispensi cariche a politici dismessi e distribuisca incarichi, prebende ai soliti amici degli amici: vogliamo sperperare ancora danaro dei contribuenti e dei risparmiatori del territorio forlivese che già foraggiano tanti sodalizi culturali e istituti storici?
Ancora il sindaco Frassineti sottolinea come il suo percorso per storicizzare il fascismo sia stato “lungo e difficile, pieno di solitudine, perché ho fatto tanta fatica in questi dieci anni a farmi capire da gran parte della sinistra italiana che all’inizio mi ha anche contestato. Però ora le cose sono cambiate.”
La verità è un’altra: incompreso, in passato, quando la sinistra ancora esisteva e, malgrado tutto, anteponeva la soluzione dei problemi reali dei cittadini alle questioni mosse solo dal protagonismo narcisistico personale di qualche suo amministratore; tollerato, forse compreso, oggi, con la sinistra in via d’estinzione, sospesa tra nostalgie postcomuniste, contrastanti disegni di partito della nazione o di neoblocco repubblicano o di rinnovato impegno liberalsocialista.
Ecco perché attualmente il sindaco di Predappio trova più ascolto nella sua solitaria impresa di storicizzare il fascismo: quelli odierni sono tempi di visibilità dei protagonismi personali, spesso, come in questo caso, ambiziosi e pure intolleranti delle critiche altrui; sono tempi nei quali le cose campate in aria o i colpi di teatro sono utili per fuggire dalla realtà di un bilancio complessivo: da una parte ciò che serviva e non è stato fatto, dall’altra ciò che non serve perché non necessario alla vita dei predappiesi e, per fortuna, ancora non è stato fatto e, speriamo, mai si faccia.
Resta fondamentale, valido solo l’impegno di tutta la comunità predappiese di salvare la ex Casa del Fascio dopo anni di vergognosa incuria e abbandono per la responsabilità di diversi organi ministeriali e del governo regionale e locale: va restituita alla realtà cittadina, destinata ad una finalità di estesa, pubblica utilità che risponda ad esigenze concrete dei cittadini.
Pensare di farne, anche solo in una sua parte, la sede di un centro studi sul fascismo e i totalitarismi mi pare inopportuno: i predappiesi hanno bisogno di rinnovati servizi, lavoro, formazione, indirizzo delle attività turistico culturali, tutto il resto è fumo senza arrosto, quasi riecheggia la storia di Maria Antonietta che, richiamata dai suoi consiglieri all’evidenza del popolo in rivolta per la scarsità del pane, sollecitava che si distribuissero inesistenti brioche!
Infine, mi suscita l’orticaria che il sindaco che vuole storicizzare davvero il fascismo non esiti a partecipare alla colorita e divisiva manifestazione della “tagliatella antifascista”: non è una buona premessa.
Predappio ha bisogno di un rinnovamento radicale all’insegna della sobrietà, quindi del senso della misura, dell’opportunità e della credibilità.