Dopo il decennale governo frassinetiano alla sinistra prediappese può bastare qualunque novità, magari pure un sindaco che governi coi piedi. Questo a Predappio era scontato, inevitabile, così nel raffazzonato centrosinistra dell’associazione/lista “Generazioni in Comune”, in corsa alle prossime elezioni amministrative, Gianni Flamigni, ex calciatore, è riuscito ad aggiudicarsi la candidatura a sindaco: dunque, è prevalso il meno peggio del vecchio, anzi no, del vecchiume che non vuole, soprattutto non deve disperatamente mollare il governo del Comune e tenta la carta estrema, quasi una briscola scartina, del recupero dal magro, discusso bilancio del sindaco/podestà, ormai in scadenza.
Altre candidature, proposte o nell’aria, non hanno avuto storia. Nel vuoto è finita la candidatura di Sara Samorì, pimpante e tonica, solo per questo ineccepibile nel suo ruolo di assessore allo sport al Comune di Forlì; appena un sussurro si sono rivelate le candidature della molto istituzionale Maria Golinelli e della sin troppo effervescente Chiara Venturi, entrambe assessori, la seconda pure vicesindaco.
E pensare che la Samorì, pur di diventare sindaco di Predappio, aveva persino sgomitato per superare l’ostacolo della sua mancata predappiesità doc ovvero origine autoctona, insomma indigena, rigorosamente voluta dal nuovo centrosinistra, apertamente razzista contro ogni “straniero” che voglia infiltrarsi come candidato sindaco di Predappio, a questo punto considerato più un’enclave che un libero comune.
Povera Samorì, inutili sia la riscoperta di una lontana genealogia predappiese sia il richiamo ad una nonna, un tempo proprietaria di una vigna a Predappio! Con Gianni Flamigni si è scelta una figura rassicurante, perlopiù rumorosamente silenziosa, quindi poco esposta ai giudizi negativi sulla legislatura comunale, ormai in dirittura d’arrivo: pazienza se il suo pedigree politico risulta grigio, se dopo 5 anni da assessore allo sport la sua abilità ed esperienza amministrative, mai rivelatesi, restano ignote. Dopo i danni, le contraddizioni, la maldestra esposizione mediatica del sindaco-mattatore in scadenza meglio un profilo basso tra la modestia e l’opportunità della misura.
Eppoi, riconosciamolo, nel centrosinistra predappiese c’era poco da scegliere, le risorse umane, tra le vecchie e le nuove, a stento fanno una squadra di calcio, degna di una partita paesana tra scapoli e ammogliati, sulla quale Flamigni può, comunque, esercitare un ruolo guida, rispolverando i suoi passati allori di calciatore professionista. In fondo, la scelta del candidato Flamigni è avvenuta in una sorta di “zona Cesarini” ovvero oltre i tempi sopportabili di tanto vano parlare del nuovo laboratorio politico del centrosinistra predappiese, organizzatosi sotto la denominazione “Generazioni in Comune”.
Infatti, se in questa promettente fucina della sinistra predappiese, nonostante il gran battere il ferro sui temi dell’ascolto, della partecipazione e, infine, di un’ardita attribuzione di “centralità alle persone, alle famiglie, all’ambiente”, il risultato è stato quello di scegliere Flamigni, allora vuol dire che tanto laboratorio di novità è solo una fake new, una bufala, un sinistro colpo mancino per far fesso l’elettorato predappiese di centrosinistra e far dimenticare i tanti buchi nell’acqua di un sindaco “solo annunci e Casa del Fascio”.
La candidatura di Gianni Flamigni è continuità col recente passato della giunta Frassineti, difficilmente potrà fare diversamente, quindi allontanare dai predappiesi il ricordo di tanti flop: tanto per fare qualche esempio, il casino gestionale della nuova raccolta rifiuti; l’interminabile lungaggine del cantiere della scuola di Fiumana; il protratto disagio della viabilità locale a seguito di qualche frana; l’inopportuna sicumera telegenica del sindaco in scadenza, tale da far chiudere la Cripta Mussolini; infine, l’azzardo del primo cittadino di essersi, anche giustamente, proclamato sindaco di tutti i predappiesi, salvo, poi, rappresentarli e portarli istituzionalmente in una vicenda giudiziaria, per fortuna conclusasi positivamente.
Nè va sottovalutato che Flamigni sindaco risponda agli interessi del vecchio establishment casalingo della sinistra predappiese, da 70 anni pure ‘inciuciata’ con un certo notabilato della destra locale, con il rischio, fra l’altro, che l’attuale sindaco, uscito dalla porta alla fine del suo mandato rientri dalla finestra come assessore alla cultura, ovviamente per tenere in mano, controllare la “questione Casa del Fascio”: proprio il caso di dire “Rien ne va plus, les jeux son faits” ossia “Nulla è più valido, i giochi sono fatti”.
Per la sinistra predappiese la prossima campagna elettorale sarà dura, difficile, non è facile vincere con la briscola scartina di un candidato sindaco, sinora noto solo per un’eccellente abilità sportiva pedestre.