In questi giorni, assolvendo al mio incarico di ispettore onorario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e a quello di curatore della Collezione Fotografica “Franco Nanni” di Predappio, mi sono imbattuto in sei foto originali, splendidamente conservate, relative proprio ai giorni della liberazione di Predappio, avvenuta il 28 ottobre 1944 da parte delle truppe polacche al comando dell’indimenticabile generale Wladyslaw Anders, qui in tre scatti, inconfondibile per i gran baffi.
Furono i polacchi, solo i polacchi, i primi liberatori di Predappio, i partigiani giunsero dopo a cose fatte; il generale Anders, come dimostrano i documenti del Ministero della Guerra inglese, concordò addirittura la conquista dei luoghi mussoliniani: ai polacchi l’onore di liberare Predappio, “il paese natio del Duce”, agli inglesi quello di entrare liberatori a Forlì, “la città del Duce”.
Naturalmente, polacchi e inglesi pianificarono assieme tutte le operazioni militari e di “intelligence”, relative all’una e all’altra impresa.
Ebbene, nell’imminenza dell’anniversario della liberazione di Predappio le sei stampe in bianco e nero, qui proposte, fissano lo scatto fotografico del ruolo concreto, unico dei polacchi nella ripresa della vita a Predappio.
Nel comune predappiese furono infatti i polacchi a riportare ed assicurare la dimensione istituzionale della libertà e della democrazia, a lungo represse dalla dittatura fascista, proprio loro, che ironia del destino e della storia, sarebbero rimasti presto colpiti dall’altrettanto bieca dittatura comunista russa che avrebbe privato la Polonia della sua indipendenza, di ogni espressione istituzionale libera e democratica.
Tanti soldati polacchi, compreso lo stesso generale Anders, preferirono l’amarezza dell’esilio all’umiliazione della sottomissione in patria.
Questi scatti confermano l’importanza documentaria della Collezione Fotografica “Franco Nanni” di Predappio, recentemente dichiarata di “interesse storico nazionale” dal Ministero per i Beni e le attività Culturali, ma soprattutto ricordano quanto i liberatori polacchi, a guerra finita, fossero ingiustamente relegati in seconda fila e lo stesso generale Anders quasi dimenticato sia per l’ostilità di Togliatti e del PCI sia per il compromesso delle forze angloamericane con i russi.