Ad una recente cena mi è andato di traverso ogni boccone, tutta colpa di un saccentone esponente del PD forlivese che così mi ha riconosciuto: “Ah, lei è quello degli ebrei, di Stelle Gialle, la mostra anni fa al Sacrario dei Caduti, ricordo – poi avvicinandosi sottovoce – però un tantino esagerata. Mussolini fu costretto alle leggi razziali per compiacere l’alleato tedesco, mi creda fascisti e gli italiani in generale non sono mai stati né razzisti né antisemiti. Eppoi, ce lo vede lei un ex dirigente socialista, come Mussolini, diventare di colpo razzista e antisemita!
Inutile la mia replica: – Lei ha visto la mostra? – frustrata da un agghiacciante: – No, ma me la immagino. – Così ho appreso la mia notorietà di “quello degli ebrei”, curatore di una mostra storico-documentaria “un tantino esagerata”! Quanta prosopopea in quel sinistro piddino, capace persino di “immaginare” la storia senza conoscerne le fonti documentarie! Che faccia tosta questi del PD, sempre pronti ad accusare gli altri di revisionismo storico, pur di assicurarsi in toto il privilegio di rivedere o sminuire la verità storica, e, ancora, che fegataccio uno di sinistra ad assolvere Mussolini dall’accusa, tanto fondata, di razzismo e antisemitismo!
La storia merita rispetto per il suo racconto di verità storica, quale emerge dalla incontestabilità delle fonti, diversamente è solo millantato credito storico a tesi infondate, come nel caso delle baggianate del piddino, reo dei miei bocconi di traverso.
Ribadisco ancora con documentata evidenza quanto Mussolini e il Fascismo siano stati convintamente razzisti e antisemiti, anzi quanto razzismo e antisemitismo siano stati presenti sin dalle origini nell’ideologia fascista: il 25 luglio 1938 nel comunicato stampa a commento del vergognoso “Manifesto degli scienziati razzisti” si legge testualmente come Il Segretario del Partito ha ricordato che il Fascismo fa da sedici anni praticamente una politica razzista e il successivo 5 agosto su Il Popolo d’Italia, organo del Partito Nazionale Fascista, figura a tutta pagina il titolo Il razzismo italiano data dall’anno 1919 ed è base fondamentale dello Stato fascista.
Infine, tutto ciò ha riscontro già nell’intervento di Mussolini al III° Congresso Nazionale dei Fasci di Combattimento, fondativo del Partito Nazionale Fascista, tenutosi a Roma dal 7 all’11 novembre 1921: – Intendo dire che il Fascismo si preoccupi del problema della razza: i fascisti devono preoccuparsi della salute della razza con la quale si fa la storia.-
Mussolini, comunque, si rivela razzista e antisemita già durante la sua militanza nelle file del Partito Socialista, in linea con l’atteggiamento, diffuso tra i socialisti, di vedere negli ebrei i protagonisti dell’alta finanza capitalista, quindi gli sfruttatori delle classi lavoratrici, atteggiamento questo che nel giovane Benito si accompagna alla lettura irriflessiva di Nietzsche e di certa mediocre narrativa storico-divulgativa.
Mussolini razzista e antisemita appare chiaramente nel saggio in tre puntate che egli pubblica dal 29 novembre al 13 dicembre 1908 sul periodico forlivese Il Pensiero Romagnolo, prendendo spunto da una conferenza proprio su Nietzsche, svolta a Forlì dal parlamentare socialista ebreo Claudio Treves: interpretando maldestramente Nietzsche, il futuro Duce evidenzia come l’ebraismo abbia storicamente svolto solo la funzione di indebolire le grandi civiltà forti, così, ad esempio, l’impero romano è stato vittima di una congiura ebraica, sostenuta da un giudeo, Gesù Cristo, forse strumento inconsapevole, ovvero la predicazione cristiana a favore dei deboli e dei poveri ha condotto alla rovina della Roma dei Cesari.
Questo concetto del ruolo, storicamente pernicioso, degli ebrei è riaffermato nell’articolo, titolato I complici, che Mussolini pubblica su Il Popolo d’Italia del 4 giugno 1919, affermando che sempre gli ebrei si prendono una rivincita contro la razza ariana che li ha condannati alla dispersione per tanti secoli. La finanza mondiale è in mano agli ebrei.
Mussolini ribadisce, poi, la sua posizione razzista nel cosiddetto Discorso dell’Ascensione, pronunciato alla Camera dei Deputati il 26 maggio 1927, nel quale la crescita demografica viene concepita come un aspetto della sicurezza e dell’ordine interno, anche sotto il profilo della difesa della razza da ogni contaminazione, estranea al ceppo indoeuropeo, quindi anche dalla contaminazione ebraica.
Ancora nel 1930 il regime pubblica e diffonde attraverso le prefetture il volume La difesa della razza nel Regime Fascista, autrice Gina Giannini Alessandri con prefazione di Giuseppe Bottai, ministro delle Corporazioni: le venti pagine del III° capitolo sono interamente dedicate alla finalità Come si organizza la difesa della razza con un passo davvero significativo a pagina 33 sulla crescita demografica che evidenzia come La potenza del numero è proporzionata alla qualità del numero stesso. Ad eguale numero, sarà più potente la razza più sana. Verità semplicissima, inoppugnabile. Donde la conseguente necessità di una tutela della salute della razza.
Né possiamo dimenticare come già agli inizi degli anni Venti l’antisemitismo mussoliniano susciti l’indignazione di tanti ebrei di fede fascista, fra i quali il forlivese Ivo Levi, eroe di guerra, che a fine agosto 1921 invia una lettera di protesta a Il Popolo d’Italia, accusandolo di avere da qualche tempo accenti di disgustoso e cieco antisemitismo.
Mi fermo qui, quanto esposto è sufficiente a smentire il saccentone esponente del PD e quanti, come lui, credono che il razzismo e l’antisemitismo mussoliniano e fascista siano solo una storia “un tantino esagerata”. Mi si accappona la pelle al pensiero che, magari, questa convinzione possa essere condivisa da chi contesta il mancato finanziamento di un viaggio di giovani ad Auschwitz o da chi si batte per un museo, dicono virtuale, sul fascismo o per un centro studi sui totalitarismi in una recuperanda ex Casa del Fascio. Intanto, si smetta di raccontare balle storiche!