Stavolta, non scriverò di cose serie, neppure semiserie, ma di una notizia funesta, drammatica e grottesca, che ha gettato nel panico il virile orgoglio italico, ancora di più la indiscussa, perché sinora testimoniata, tradizione, quasi un vanto campanilista, che l’uomo romagnolo l’è un ciavador, insomma spietatamente incline e irresistibile ad infilare la chiave nella toppa. Inevitabile, dinanzi a tanto accadimento, che l’inconscio narcisistico degli sciupafemmine romagnoli faccia scattare d’istinto le mani degli interessati a coppa protettiva dei cosiddetti gioielli di famiglia, ma, d’altronde, qui è in gioco il gallo, con la caveja simbolo della Romagna, qui c’è il rischio, persino, di tradire la storia, quella del Duce che ci dava dentro e non ne salvava una, anche coerentemente con la battaglia demografica. Qui si rischia di volare basso o, addirittura, requiem, rinunciare al volo: Ohi, burdél, l’è trista!
La notizia di poche ore fa è questa, riportata da diversi quotidiani e agenzie di stampa, addirittura confermata dal suo protagonista ai microfoni de La Zanzara su Radio24: Alex Magni, pornoattore di apprezzata esperienza per il suo grimaldello senza pari, inoltre colpevole dei sogni proibiti di tante donne palpitanti, azdore comprese, è stato disarmante “Il vaccino mi ha reso impotente e ora non posso lavorare.”
Non solo, in modo esplicito ha dichiarato la sua drammatica “défaillance” a non potersi più ergere a capofila degli italici celoduristi “Sono stato fermato per 48 ore. Sono andato coi novax in piazza e l’ho tirato fuori. Dopo il vaccino non ho più erezioni come una volta. Ero lì, l’ho tirato fuori urlando ‘io non funziono più’, poi è arrivata una manganellata… e mi sono risvegliato in stato di fermo”. Che dramma: da stallone a ronzino, da aquilotto a passerottino, è tutto per colpa del vaccino!
In più, scosso da un’inattesa tragedia personale, intima e lavorativa, quest’ultima, direi, inesorabilmente incrinata da una progressivamente moscia reputazione, il nostro protagonista, sempre in alto vessillifero, s’è pure beccato una manganellata e due giorni di guardina in questura per aver fatto comunella coi novax nel tentativo di non sentirsi solo in un momento di così basso indice.
Sicuramente, per i novax la storia è risultata come cacio sui maccheroni, e, poi, volete mettere, ora al proprio arco una freccia in più: il vaccino rende mosci, non vaccinatevi! Dall’altra, però, alcune donne novax, al pari delle loro avversarie, vivono adesso un dramma se il loro sposo o compagno si è fatto, comunque, vaccinare e, magari, tra poco, vista la disavventura del sig. Magni, patatrac!
Il destino delle donne novax e provax sembra così accomunato dal rischio del possibile calo della performance maschile, per talune coppie parrebbe più opportuna l’aggiornata saggezza popolare “Tra moglie e marito non mettere il vaccino!”
Ora, dopo tanta triste notizia si rischia che la donna, subito nei preliminari d’incontro chieda all’uomo se vaccinato e da quando e, in caso affermativo, avvalorato dal green pass dell’uomo, esiga una prova di collaudo. Dall’altra, pure l’uomo non vaccinato, ancora alzabandiera di piena virilità, non avrà, però, vita facile: troppo rischioso per lui ogni assembramento fisico occasionale dove non sai con chi vai a volare.
Come finiranno in Romagna tante strizzatine femminili d’intesa ad aitanti fusti, però vaccinati e, magari, a rischio pistolino dall’altare nella polvere?
Ci mancava anche questa, quasi non bastassero i guai, la dabbenaggine umana, le tante sconsideratezze che viviamo in questo difficile momento epidemico.
Forse, la notizia del signor Magni è solo una bufala o una boutade pubblicitaria per una maggiore visibilità personale, però, se il fatto fosse assurdamente quello riportato dai giornali, allora al ciavador romagnolo resterebbe soltanto la segreta speranza, da grande sburon, di farla in barba anche a Isaac Newton e alla sua legge di gravità. Sperem!
Franco D’Emilio