L’obiettivo era dei più ambiziosi: donare per Natale tre caschi salva capelli “Paxman Scalp Cooler” alle pazienti e agli operatori delle Oncologie di Rimini, di Cesena e all’Irst di Meldola. Il target era stato individuato sui 63.000 euro: una cifra capace di coprire buona parte dell’investimento sui dispositivi, a cui poi l’Istituto Oncologico Romagnolo avrebbe aggiunto il resto. Inizialmente sembrava una sorta di “mission impossible” per una campagna di crowdfunding che arrivava nel bel mezzo di un complicato periodo storico, con l’infuriar di una emergenza sanitaria che ha messo in crisi buona parte dell’economia del nostro paese e che continua ad aleggiare privandoci delle certezze basilari. Tuttavia, l’iniziativa dello IOR partita il 14 ottobre sulla piattaforma dedicata www.insiemeachicura.it ha da subito trovato un grande sostegno da parte di tutta la popolazione romagnola: e grazie alle donazioni private, alle aziende che decidevano di sposare convintamente il progetto e il ritorno degli eventi di solidarietà in presenza su Forlì, Cesena, Riccione e Santarcangelo, la raccolta fondi ha raggiunto e superato l’obiettivo proprio alla vigilia di Natale, attestandosi sugli 72.107 euro di contributi.
«Questo significa solo una cosa: che pur nel bel mezzo dell’emergenza Covid la Romagna ha ben chiaro che occorre non lasciare soli i malati di cancro, patologia che purtroppo rimane ad oggi la prima per anni di vita perduti andando a colpire trasversalmente ogni fascia d’età – spiega raggiante per il risultato raggiunto il direttore generale IOR Fabrizio Miserocchi – ora che siamo arrivati alla cifra grazie ad un incredibile lavoro di squadra non c’è tempo da perdere: sono tante le pazienti che chiedono alle nostre Oncologie di poter disporre dei dispositivi anti-caduta da subito, per affrontare un percorso di cura che conferisca primaria importanza anche ai bisogni più profondi della persona, che vanno al di là del solo obiettivo terapeutico. Sarà nostra premura far giungere ai reparti che ci hanno fatto la richiesta il Paxman Scalp Cooler già a gennaio. I soldi in più che abbiamo ricevuto andranno tutti reinvestiti in una nuova, grande sorpresa che, siamo sicuri, farà molto piacere a chi ha contribuito alla campagna: tutto quello che riceviamo va reinvestito nel mantenere la Romagna un luogo d’eccellenza per la cura del cancro, e così faremo».
Il casco refrigerante Paxman Scalp Cooler è un macchinario che scongiura per molte donne sottoposte a chemioterapia l’effetto collaterale più temuto: la calvizie. «Secondo i dati di letteratura usufruire del casco refrigerante durante le sessioni di chemioterapia ha permesso di salvare i capelli a circa due donne su tre – spiega Ugo De Giorgi direttore della Struttura Complessa di Oncologia Clinica e Sperimentale, Terapie Innovative ed alte dosi dell’Irst di Meldola – l’idea è chiara: quella di garantire a quante più donne del nostro territorio questa possibilità direttamente presso la struttura a loro più vicina. Sappiamo come nella maggior parte dei casi le pazienti che devono sottoporsi a chemioterapia accettano il trattamento più efficace per il tipo di malattia che hanno a prescindere dal fatto che sia alopecizzante o meno: ciò non toglie che vivano male la caduta dei capelli e questo le porta ad isolarsi in un momento in cui probabilmente avrebbero bisogno del massimo supporto. Ma non dimentichiamo che c’è anche una piccola fetta di pazienti che rifiutano categoricamente il percorso di cura che garantisce loro le migliori possibilità di guarigione pur di evitare la calvizie. Questa è sicuramente la situazione più dolorosa per noi medici, che ci vediamo costretti a trovare alternative senz’altro meno efficaci. Il Paxman Scalp Cooler, quindi, per la maggior parte delle pazienti è uno strumento che non va ad incidere sulla sopravvivenza ma che in ogni caso ha un impatto determinante a livello di qualità di vita: e, in situazioni estreme, può diventare persino un fattore che impatta la buona riuscita delle terapie, aiutandoci a far accettare alla paziente il miglior trattamento per lei a prescindere dagli effetti collaterali che esso comporta».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Responsabile dell’Oncologia dell’Ospedale Infermi di Rimini, Davide Tassinari: «La nostra struttura si è dotata del Paxman già nel 2017: questo ha portato molte donne che subivano una diagnosi di cancro a richiedere di essere prese in carico dalla nostra struttura pur venendo da fuori, sopportando un viaggio a volte tutt’altro che breve. Trattando circa venti pazienti a settimana cominciamo a sentire il peso di non poter rispondere a tutti coloro che richiedono di usufruire di questa possibilità in tempi utili. Per questo motivo siamo molto felici di aver preso parte alla campagna “A Testa Alta” e di vedere qual è stato il grado di partecipazione, adesione ed entusiasmo a questo crowdfunding: lo IOR si è sempre dimostrato vicino al nostro lavoro e questa è un’ulteriore riprova che mi dà enorme soddisfazione. Grazie a questa iniziativa potremo dimostrare una volta di più la nostra attenzione a tutti quei bisogni che vanno al di là delle esigenze terapeutiche in senso stretto, una cosa che aggiunge qualità al nostro lavoro».