Leggo stamani su queste pagine “Bocce rosse, nessuna bufala”, replica al mio intervento di ieri, titolato “Bocce della bufala antifascista di Predappio e dintorni”.
Più che di una replica prendo atto della conferma dell’azzardo della partita a “bocce rosse”, celebrativa, sabato 15 aprile a Fiumana di Predappio, del centenario del “gran rifiuto” dell’allora sindaco fiumanese Giuseppe Valpiani di recarsi nella vicina Predappio per un omaggio a Benito Mussolini, per la prima nel suo paese natale nelle vesti di Primo Ministro.
Infatti, le parole, con finalità assai lungi da quelle di una replica nel merito, sono vaghe, girano al largo dalle mie argomentazioni senza confutarle, si tengono su una visione generale della storia locale del periodo storico interessato, forzatamente e, soprattutto, immotivatamente, innalzando Il Valpiani agli altari dell’antifascismo.
La pseudo replica ribadisce la testimonianza dal diario del funzionario prefettizio sul presunto affronto del sindaco di Fiumana e richiama la motivazione, riportata nella Gazzetta Ufficiale del Regno del 4 settembre 1923, del successivo scioglimento del municipio fiumanese: “l’assenza della maggioranza degli amministratori a recenti cerimonie”, espressione che nella pluralità della sua formulazione non contiene nessun riferimento esplicito ad un comportamento depecrabile del Valpiani. Certo, è una formulazione consona all’ufficialità di atti pubblici, ma nessuno è autorizzato a leggere tra le righe quanto non dichiarato.
Inoltre, la motivazione è inevitabilmente tale perché non poteva ignorarsi quanto, qui di seguito ho dichiarato e scritto sulla base di oggettiva documentazione storica: Valpiani nel dicembre ’23, otto mesi dopo il “gran rifiuto” è eletto nel direttorio del Fascio di Fiumana, quindi è diventato fascista e, come tale, entra, addirittura come assessore, nella giunta dell’ultimo sindaco di Fiumana, Giovanni Gimelli, di fede fascista, eletto alla fine del commissariamento; ancora significativa la foto, a corredo del mio articolo di ieri, che ritrae un Valpiani in divisa da squadrista della prima ora.
Dunque, si è giocato a “bocce rosse” per commemorare un voltagabbana da repubblicano a fascista sino alla mutazione politica in antifascista per il solo fatto di aver preferito le bocce a Mussolini? O, forse, sabato scorso, a Fiumana, si è celebrato l’innovativa, originale figura del “fascista antifascista di se stesso”? La partita a “bocce rosse” resta inesorabilmente una bufala! Aggiungo, ancora, che non dubito della rettitudine del funzionario prefettizio, autore del ricordo diaristico, ribadisco solo che la buona condotta personale non costituisce in essenza l’attendibilità e la veridicità di una testimonianza soggettiva, fuori dal riscontro di chiari atti amministrativi. Ai lettori il giudizio sulle argomentazioni dell’una e dell’altra parte.
Franco D’Emilio