La Romagna non si fa mancare proprio nulla, adesso persino l’invasione delle cavallette, vera piaga, flagello della campagna, ma pure ospiti inopportune delle nostre spiagge adriatiche nel pieno di una stagione balneare, non certo esaltante. Non bastavano il capovolgimento climatico delle stagioni, la siccità, l’alluvione a devastare, addirittura mutare le colture agrarie: ora, la cosa è però iniziata anni fa, cambia anche l’assetto zoologico della Romagna, in particolar modo quello entomologico ovvero degli insetti, nuovi o diversi, che sempre più popolano i nostri territori.
Prima tante zanzare, ogni anno una nuova specie, tutte esotiche immigrate sul filo della inarrestabile globalizzazione e tutte, comunque oltremodo rompicoglioni e resistenti ad ogni contrasto dell’uomo; insomma spodestata la zanzara nostrana, fastidiosa, ma almeno solo stagionale, quasi complemento inevitabile di belle serate estive all’aria aperta. Poi, assurdo, l’arrivo di api aliene, anch’esse chissà da dove, più grosse e più scure, come insidiosi calabroni, proprio quando l’ape mellifera italica è a rischio estinzione, pure con gravi conseguenze per l’impollinazione.
Dunque, dopo le zanzare un secondo caso di sostituzione etnica in campo entomologico? Direi di no, come dimenticare, infatti, lo sbarco di nuove cimici, anch’esse da paesi lontani, in cerca di ricettacoli più accoglienti nelle terre del nostro benessere? Allora, non meravigliamoci affatto dell’arrivo in Romagna di cavallette, mai prima viste perché straniere, tanto voraci sulle colture in campagna quanto turiste sgradite nelle cabine e sugli ombrelloni colorati della nostra riviera: è il minimo che potesse accadere per l’inevitabile invasione, lo sbarco incessante di nuovi ospiti nella fattispecie di insetti che, pian pianino, fanno come l’istrice per la tana altrui: spodestano, scalzano gli indigeni.
Ma se la vita corre spesso sul filo di difficili convivenze, come questa, odierna e reale, tra uomini e insetti, oppure quella, solo letteraria, di “Uomini e topi”, la novella di John Steinbeck, allora dobbiamo abituarci e rassegnarci o possiamo sperare di stabilire, regolare la convivenza con tanti inattesi arrivi? Lo sento, qualcuno già sibila contro di me un acido “razzista e, perché no, fascista”, tanto per non escludermi dall’epiteto, da lui ritenuto più infamante, eppure una soluzione va trovata, non possiamo vivere nel timore di zanzare, cimici, cavallette, sempre più invasive, pur se più piccole e, certo, non assassine come gli uccelli del film horror di Alfred Hitchcock. Magari, qualche mio accusatore, di natura incline all’accoglienza senza se e senza ma, potrebbe obiettarmi che, in fondo, gli insetti nuovi arrivati possono costituire una risorsa positiva per tutti noi, ora che avanza il cibo alternativo da grilli, vermi e via dicendo.
Per carità, sono mite e pacifista, ma convinto che la soluzione contro l’invasione entomologica possa essere solo il controllo delle vie, delle rotte, dei trasporti, insomma la regimazione degli accessi: il grillo per me resta quello indigeno, libero nelle nostre campagne, al massimo in gabbietta per la cosiddetta Festa del Grillo al Parco delle Cascine a Firenze nella ricorrenza dell’Ascensione: guai se un giorno dovessimo capire quanto siamo stati grulli con i nostri grilli contro il “grillo cammello asiatico” o il “grillo corazzato africano”!
Franco D’Emilio
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Se fossero rimasti i dinosauri!