Stranezze sulla ex Casa del Fascio di Predappio

Studio Valle

Che strana coincidenza. Come un lagotto da tartufo, giorni fa a Bologna, ho fiutato ovunque fosse possibile, per capire, vedere a che punto fosse la storia del recupero della ex Casa del Fascio di Predappio, e, guarda caso, oggi pomeriggio il bip di un WhatsApp ha interrotto la mia pennica pomeridiana di pensionato, tanto sereno di vigilare e scassare, per dirla alla commissario Montalbano, i “cabasisi” altrui. Cinque foto allegate, diversi appunti molto ma molto circostanziati e interessanti, la raccomandazione di continuare così, mai di corsa, sempre passo dopo passo: mittente un cattedratico, anch’egli interessato come proceda, mistero dei misteri, questa vicenda senza fine della ex Casa del Fascio predappiese.

Pubblico solo la foto più insignificante senza le sembianze di alcuno dei protagonisti che, manca, ormai, poco a cinque anni di assordante silenzio sul grande progetto, spiaggiatosi sulle rive del Rabbi, continuano, anzi rinnovano a mettersi in posa davanti alle monumentali vestigia fasciste, con lo stesso sorriso di sempre “oddio quanto siamo bravi”! Comunque, ecco in foto, da oggi il telo bianco con la scritta “Studio Valle Progettazioni”, appeso tra due finestre al pianterreno del noto edificio del Ventennio predappiese. Perché tanta ostensione, quasi da imprimatur a dire “qui c’è la nostra mano”? Che ci fosse, legittimamente a ragione, in ballo lo Studio Valle non era un segreto da oltre quattro anni, dunque?

Forse, la lenzuolata a una piazza serve a rinverdire la memoria illusa, stanca, sfinita nella pazienza degli attributi ai poveri, cari predappiesi, da decenni vanamente in attesa del miracoloso restauro del loro capolavoro razionalista? Eppoi, con quale faccia tosta di nuovo in posa, consapevoli, sinora, solo di tanto nulla alle spalle, tanto poco nel presente e solo minime certezze future? Perché ai primi dello scorso luglio qualcuno, anch’egli in posa, abbozzava un fuggevole schizzo per la sala d’ingresso di un museo, presumo all’interno della ex Casa del Fascio, nonostante, ancora oggi, non si conosca ufficialmente e in dettaglio la complessiva destinazione d’uso finale dell’edificio restaurando?

Qualcosa non mi convince ed ho abbastanza esperienza di vita, soprattutto, degli uomini, per dire che generalmente conosco i miei polli, quindi si spieghi perché questo inutile “magnum gaudium nuntio vobis Studio valle Progettazioni”. E il Comune, il sindaco, persino l’assessore alla Cultura, così pronto ad esercitare la censura contro l’informazione, ne conservo una preziosa memoria? Muti e galleggianti: nulla di più.

Franco D’Emilio

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