Curcio e Vannacci il mondo al contrario giusto per la sinistra

Generale Roberto Vannacci

Alcune cose sono proprio indigeribili per la loro disparità rispetto ad altre. Parto da un termine di paragone, altri potrei citarne, ma non voglio esagerare, questo basta e avanza, tanta è la sua contraddittorietà con la recente vicenda del generale Roberto Vannacci.
Partiamo, allora, da Renato Curcio, ex terrorista, fondatore delle sanguinarie, assassine Brigate Rosse: una condanna complessiva a 30 anni di carcere, poi ridotti a 28, dei quali, proprio per concessione dello stesso Stato, tanto nelle mire, anzi nel mirino di tale individuo, solo 24 anni scontati tra 20 in prigione e 4 in semilibertà. I reati? Eccoli a formare tanto pedigree: concorso morale in omicidio volontario di due militanti del MSI; associazione sovversiva; partecipazione a banda armata; evasione; infine, sostegno a rapine di finanziamento per la finalità terroristica.

Per carità, giusto così, tutto nel rispetto della legge. Certo, ognuno di noi costruisce la propria esistenza, quindi è responsabile del suo passato e Renato Curcio, a suo tempo, ha scelto di aizzare, promuovere la sovversione contro le istituzioni, il banditismo armato, tutto nel nome di un disperato fanatismo ideologico comunista, sempre fiancheggiato dalla sinistra italiana. “Un compagno che ha sbagliato”, nulla di più, così, alla fine, il perdono politico a Curcio e compagni da parte della sinistra compiacente. Rossi o neri, non faccio distinzione, parimenti condanno i loro progetti eversivi, terroristici, crudeli che dalla strage di piazza Fontana a Milano nel ’69, avevo solo 18 anni, sino a tempi più vicini hanno segnato la mia vita di cittadino.

Come ogni colpevole, tutti i terroristi devono pagare la colpa, ma sono sempre stato convinto che l’espiazione giudiziaria non possa detergere appieno la figura umana e morale di costoro, ponendoli nella condizione di tornare a concionare in pubblico sugli stessi principi malsani che hanno loro rovinato la vita. Su Curcio pochi esempi: 7 gennaio 2007, presenta all’Università di Lecce il suo libro “Carcere Speciale”; 5 novembre 2011, a Bologna promuove un “Corso di formazione su sfruttamento e sofferenza lavorativa”, sostenuto da enti locali e istituzioni universitarie; 24 agosto 2014, interviene alla Festa in Rosso di Bergamo, promossa da Rifondazione Comunista; 15 settembre 2014, a Pisa presenta il suo libro “Mal di lavoro” al circolo Arci in via Battichiodi;12 ottobre 2015, interviene ad un convegno sulla salute mentale, promosso dalla Ausl di Modena; 14 marzo 2021, rilascia un’intervista al giornalista Ugo Maria Tassinari sui propri rapporti con l’editore Giangiacomo Feltrinelli, pure per comuni progetti, immaginiamo quali. Mi fermo qui, può bastare.

Adesso, la cosa viene da sé, consentitemi un veloce parallelo: il cittadino Roberto Vannacci è sempre stato una persona onesta, Curcio no; il generale Roberto Vannacci è stato un lavoratore, funzionario pubblico, sempre con crescenti responsabilità istituzionali, da lui assolte con competenza, professionalità, Curcio non è stato né lavoratore né rispettoso dello Stato, ha giocato a fare il rivoluzionario sulla pelle altrui. Il generale Roberto Vannacci, nel rispetto della Costituzione e dei regolamenti militari, ha scritto e pubblicato a sue spese “Il mondo al contrario”, esternando considerazioni sull’Italia attuale, molto condivise dagli italiani, ma ha la colpa di aver indispettito la politica ufficiale con la schiettezza tagliente del suo libro; Curcio no, libero di dire quello che vuole, mai la politica istituzionale ha deprecato la sua attività su temi spiccatamente radicali, legati al suo passato, fra l’altro mai rinnegato. Allora?

Perché Curcio, ex brigatista di primo piano con gravi delitti ascrittigli, seppur espiati, può dare lezioni nelle università, pubblicare libri e correre di qua e di là in tournée e Roberto Vannacci, invece, zitto e mosca non deve fiatare, scrivere, manifestare il suo pensiero?
Perché tanta censura contro il generale Roberto Vannacci e, al contrario, tutto giusto quel che dice e scrive l’ex brigatista Curcio? Mi viene un sospetto amaro, brutto segno dei tempi: forse, le idee di Curcio danno meno fastidio, anzi sono in linea con la Costituzione?

Franco D’Emilio

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