Avete alcune carriole di fango alluvionale da smaltire? Bene, prima di improvvisarvi novelli scariolanti in questa bonifica casalinga da terzo millennio preparatevi a tanta pazienza, tenete qualche ansiolitico a portata di mano, soprattutto mordetevi la lingua se vi scapperà la voglia di sacramentare minimo i santi di mezzo calendario; infine, acquistate, vi sarà utile, capirete poi perché, il gioco aggiornato de Il Piccolo Chimico nella versione “Tutto quello che avreste voluto sapere sui fanghi alluvionali della Romagna, ma tutti hanno taciuto” perché davvero un tabù, uno dei pochi rimasti dopo quelli del sesso, ormai dissolti da tempo.
In questo momento post alluvione, con la necessità di fronteggiare agilmente il grave stato di necessità e urgenza delle famiglie colpite, ecco il perfido sadismo della burocrazia del Comune di Forlì tirar fuori ferree, imprescindibili linee guida per il conferimento di materiale terroso e fanghi asciutti, provenienti dai territori finiti sottacqua. Le disposizioni in questione sono davvero allucinanti, veri lacci e lacciuoli al cittadino alluvionato che per un po’ di fango maledetto si ora trova costretto a combattere contro il moloch di una burocrazia pedante e insensibile, ancora fastidiosamente attiva al Comune di Forlì: chissà che mai direbbe l’ex ministro Franco Bassanini, padre della semplificazione amministrativa, dinanzi a tanta estrema, pignola lungaggine amministrativa?
Queste linee guida comunali forlivesi paiono innanzitutto voler assicurare che i fanghi residui, ormai veramente pochi, siano tutti conferiti in uno stesso luogo e solo previa dichiarazione del cittadino/conferitore che detto materiale non sia contaminato: ecco perché la necessità di ricorrere all’acquisto del kit de Il Piccolo Chimico, diversamente non si comprende come il cittadino-scariolante possa verificare e garantire la contaminazione o no del suo fango alluvionale. Certo, ci chiediamo a questo punto se e quanto sia stato controllato che il tanto fango spalato, rimosso dalle ruspe e portato via nell’immediatezza del disastro contenesse o no sostanze nocive, tossiche. Comunque, senza battere ciglio il Comune di Forlì ha regolamentato tale conferimento dei fanghi in applicazione di una direttiva della Regione Emilia-Romagna.
Questi i punti essenziali: i materiali terrosi e/o fangosi devono essere conferiti in un’area specifica, sita tra i Comuni di Forlì e Forlimpopoli, dietro comunicazione e richiesta da parte delle persone interessate; sempre in detta comunicazione il cittadino/conferitore dovrà indicare data e orario di accesso all’area di scarico, poi la targa del veicolo, utilizzato per il trasporto dei materiali, inoltre il quantitativo e la provenienza del fango da conferire. Non basta, va aggiunta l’autocertificazione degli interessati “della verifica eseguita di assenza di contaminazioni (ad esempio da idrocarburi), nonché di rifiuti estranei (quali ad esempio carta, legno, plastica, metalli e rifiuti pericolosi), dopo avvenuta operazione visiva ovvero di cernita e separazione”.
Non si comprende bene se e come l’operazione visiva debba ritenersi sufficiente alla verifica di contaminazioni chimiche: attenzione, non tralasciamo il fatto che il cittadino/conferitore, con l’autocertificazione, relativa alla contaminazione, rischia sanzioni penali in caso di mendacio, ma pure di dichiarazione parzialmente omissiva, magari proprio a causa dell’inesperienza in una simile pratica. Ciliegina sulla torta di tanta tortura amministrativa: l’oggetto della comunicazione via email dovrà rigorosamente essere il seguente, guai a sgarrare, “Conferimento terreni in destra idraulica fiume Ronco a monte di via della Croce in Comune di Forlimpopoli”.
Mi immagino la reazione, lo sconforto di un anziano, perché no di qualunque alluvionato, preso da pensieri ben più gravi, dinanzi a tale richiesta maligna della Pubblica Amministrazione forlivese: poveri alluvionati forlivesi, oltre al danno della calamità pure la beffa vessatoria dell’amministrazione comunale per poche carriole di fango. Suvvia, una mano sulla coscienza: proprio dovevamo arrivare a tanta intransigenza amministrativa, davvero non si poteva evitare tanta pulciosa pignoleria? Forse, capisco perché si portino i comici in piazza: nella risata di un pubblico plaudente, grato di tanto svago ridanciano, è più facile far passare l’iter, assurdamente tragicomico, per lo smaltimento di poche carriole di fango. Vergogna, dopo tutto quello che è accaduto e accade!
Franco D’Emilio