“Se non è zuppa è pan bagnato” è la tipica espressione d’origine toscana per dire come spesso una cosa, presentata diversamente, resti, però, la stessa di prima e ad essa aggiungerei, simmetrico pendant, “O mangi questa minestra o salti dalla finestra”.
Questi due detti popolari bene rappresentano la situazione attuale del Partito Democratico forlivese dopo l’elezione di Gessica Allegni a nuova segretaria della federazione: non è cambiato niente, restano le condizioni di stallo, incertezza, scarsa progettualità e difficile rinnovamento di un partito di sinistra, pure a livello locale diviso tra radicalismo e moderatismo, quindi con la pretesa di uno steso cuore per diverse anime e troppe sottoanime.
Alla fine, nel confronto finale, su 913 votanti la candidata Allegni ha vinto con 510 voti, pari al 55,85%, contro i 403 suffragi, pari al 44,14 %, attribuiti all’avversario Alessandro Gasperini: un divario di poco più dell’11% che sicuramente rappresenta un netto margine di differenza tra i due e le rispettive linee politiche, ma segna, comunque, la realtà di un PD forlivese, quasi spaccato a metà. Gessica Allegni l’ha spuntata, rimontando sul candidato Gasperini, partito deciso e favorito dalla consultazione iniziale, ma poi battuto dal risorgente galoppo di “arrivano i nostri”, quelli della sinistra dura e pura, da tempo soltanto banale e trita.
Con l’Allegni è passata la linea di Elly Schlein; con Gasperini, invece, nonostante l’endorsement a suo favore di qualche ex sindaco, precipitatosi a rinnovare la tessera pur di poterlo votare, è stata rinnovata la sconfitta di quell’establishment piddino, maggiormente responsabile della perdita del Comune di Forlì alle amministrative del 2019. Così, la nuova segretaria Allegni, anch’ella, comunque, da inveterato tempo e non senza responsabilità nel Politburo della dirigenza forlivese del PD, è rimasta in piedi col suo “campo largo”, guardandosi attorno per riportare a casa le pecorelle smarritesi, fuori dal partito: alla fine, nulla di più della scontata originalità di auspicare un’intesa, persino strategica per le prossime amministrative, con Marco Di Maio, ondivago parlamentare forlivese tra PD e Italia Viva, da tempo in panchina, zitto e, solo apparentemente, fuori dal dibattito politico locale, ma in attesa di essere chiamato, magari candidato, quale rattoppo di un Partito Democratico senza numeri per vincere.
Le premesse di questa riscossa del PD nel nome di Gessica Allegni sembrano davvero politicamente sciape e inconsistenti su un “campo largo” che appare, invece, una striminzita copertuccia, troppo corta da tirare su senza scoprirsi i piedi.
Franco D’Emilio
3 commenti
Lei studia per produrre delle sciocchezze del genere o le vengono spontanee?
In un partito serio così vanno le cose, in altri si opera diversamente. In merito al suo articolo sono convinto che, nel caso avesse vinto Alessandro Gasperini, avrebbe scritto le stesse cose. Inoltre si capisce bene per chi sta tifando e quindi non vedo l’ora di leggere il suo commento post prossime elezioni amministrative Forlivese; non ho la sfera di cristallo ma ho un certo sentore.
Eliminata la narrativa, alla cronaca rimane: “in un PD spaccato, vince Allegni”
Avesse vinto Gasperini, con qualsiasi prporzione, la cronaca sarebbe stata “in un PD spaccato, vince Gasperini”.
Poi… Vabbé arzigogolare la narrativa fra spaccato e spacciato… Resta narrazione (e pure assonanza).
/A