Pochi giorni fa, come ha riferito il Giornale di Brescia del 16 ottobre, una folta delegazione dell’attuale amministrazione di centrodestra del Comune di Predappio si è recata in visita al Museo di Salò, in provincia di Brescia, per visitarne la recente sezione, denominata “L’ultimo fascismo”, dedicata alla travagliato periodo conclusivo di quella difficile esperienza politica e storica. Ha stupito la motivazione di tale visita nelle parole di Luca Lambruschi, contemporaneamente vicesindaco e assessore alla cultura del municipio predappiese: “Volevamo vedere come Salò racconta questa parte di storia d’Italia“.
Tali parole risultano quasi un’incauta gaffe poiché la storia, qualunque sia il periodo interessato, è solo racconto obiettivo, imparziale, dunque documentato e riscontrato, ben lontano, perciò, dalla scelta di una modalità narrativa rispetto ad altre possibili, ma, forse, e lo spero vivamente, l’inavveduto amministratore confonde la narrazione con la modalità tecnico-espositiva del percorso museale. La verità storica ha la sola narrazione dell’evidenza concreta e incontestabile degli avvenimenti: diversamente, magari ricercando o pensando alla modalità espositiva più opportuna, si rischia di aver solo paura della storia, di subirla e non viverla, ma soprattutto, di essere ben lontano da quell’idea di patrimonio di valori e conoscenza che costituisce il concetto di cultura, maldestramente affidato nelle mani dell’assessore predappiese alla cultura Lambruschi.
Fa sorridere che la delegazione del Comune di Predappio a Salò comprenda vasta rappresentanza di chi, a casa propria, tra le case “dove tutto ebbe origine per i natali di Benito”, sostiene blandamente il recupero dell’ex Casa del Fascio o promuove a Casa Mussolini solo piccole mostre di curiosità e spigolature storiche. A Predappio la politica culturale dell’attuale amministrazione è solo una sorte di opaco cerchiobottismo di equidistanza da fascismo ed antifascismo per non dispiacere a nessuno, illudendosi che solo così possa allontanarsi ogni spirito nostalgico: insomma, una strategia “piaciona”, certo fuori da autentici valori e finalità culturali.
Non solo, il vicesindaco e assessore alla cultura predappiese Luca Lambruschi sarà andato a Salò nella speranza di trovarvi una modalità di racconto prossima alla sua ovvero indiscutibile da parte di chiunque: scrivo ciò con cognizione di causa, considerato che, pochi anni fa, se ben ricordo nel 2020, assieme al direttore di questa testata, proprio dall’assessore in questione, fui, diciamo, avvisato di possibile querela per una mia recensione (https://www.4live.it/2020/09/a-predappio-deludente-e-scontato-il-paese-dei-mussolini/), legittima ed ampiamente motivata, sulla mostra “Il paese dei Mussolini”, organizzata dal Comune di Predappio; ancora conservo con orgoglio l’email di tale avviso.
Dunque, con tali premesse possiamo confidare in un giusto e obiettivo racconto del fascismo da parte dell’attuale amministrazione comunale di Predappio, in particolare del suo assessore alla cultura?
C’era davvero bisogno di andare a Salò per imparare come esporre la storia del fascismo, magari dentro la recuperanda, chissà mai quando, ex Casa del Fascio di Predappio? Dobbiamo intendere in tutto questo l’esplicita ammissione che altrove si abbiano conoscenze e capacità amministrative, ora ignote alla giunta comunale predappiese in carica. Comunque sia, Predappio non ci ha fatto una bella figura.
Franco D’Emilio
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Gatta docet!