Tra pochi giorni ricorrerà la liberazione di Predappio dal nazifascismo nell’autunno del ‘44, ma sempre alla falsa data del 28 ottobre, volutamente imposta dalla partigianeria comunista, come risulta esplicitamente confermato dal comunicato stampa dell’Anpi provinciale di Forlì-Cesena dell’anno scorso, nell’imminenza della stessa ricorrenza: “Data scelta non a caso, sia dai partigiani che dalle truppe alleate, per cancellare quella, infausta, del 28 ottobre 1922, con il colpo di stato che portò al potere il fascismo nel nostro paese”.
Dunque, una volgare bugia, come emerge da documentazione archivistica, ivi compresa quella militare alleata, e da attendibile diaristica, testimone della storia locale di quei giorni: in realtà, Predappio fu liberata il 27 ottobre 1944 ad opera dei soli soldati polacchi del generale Wladyslaw Anders dopo un’operazione militare, iniziata il giorno 26 e sviluppatasi nella notte successiva. Inoltre, ritornando al passo del precedente comunicato Anpi, non deve sfuggire come si parli di truppe alleate senza un riferimento chiaro ai combattenti polacchi: conferma, questa, della maligna matrice comunista del movimento partigiano, ostile ai polacchi perché, quest’ultimi, colpevoli di contrarietà al comunismo e alla sua dittatura.
Più volte e con ampi riferimenti documentali mi sono occupato di questa bugia partigiana, ma ormai sono rassegnato, non intendo più perdere tempo con la vergogna di coloro che Giampaolo Pansa ha bollato come “I gendarmi della memoria”: a lavare la testa agli asini si perde solo tempo e, soprattutto, acqua e sapone. Voglio, invece, soffermarmi sulla presentazione del prossimo lunedì 23 ottobre, al Teatro Comunale di Predappio alle ore 20,45, del libro “Il Sindaco – Giuseppe Ferlini (1910-1994)”, a cura di Ludmilla e Serena Ferlini con prefazione degli onnipresenti Gabriele Zelli e Mario Proli: evento che, pure con il sostegno del Comune, anticiperà l’annuale ricorrenza della Liberazione nel capoluogo della Valle del Rabbi.
Dalle anticipazioni dettagliate pervenutemi è il classico libro celebrativo ad hoc, questa volta per disegnare e onorare la figura di Giuseppe Ferlini, comandante partigiano antifascista e primo sindaco di Predappio liberata: tutto sulla base di una trama di testimonianze, aneddoti e altri spunti o giudizi personali, perlopiù privi di riscontro documentario, quindi scarsamente obiettivi e marginalmente attendibili sul piano storico.
Il risultato è il trito, usuale bozzetto del partigiano buono, combattente coraggioso per la libertà della sua Predappio e dell’Italia intera: insomma, il quadretto partigiano di una Romagna bonaria e libertaria. Una storia o storiella, buona per gli ignari, disposti ciecamente a credere che cattivi siano stati solo i fascisti e buoni soltanto i partigiani, perché capaci di abbinare in sé bonomia e amore per la libertà.
Per carità, non dubito dei buoni sentimenti, del merito lavorativo, della fede politica del compagno Giuseppe Ferlini, presunto comandante partigiano di Predappio, però non può ignorarsi come spesso la vulgata partigiana trasformi in eroe liberatore chi, invece, se ne sia stato rintanato al sicuro, salvo poi a cose fatte, magari dai polacchi, uscire fuori dal buco di una cantina per andare incontro ai compaesani, proclamandosi loro valoroso e quasi provvidenziale liberatore! D’altronde, considerata la propria parentela con il supposto audace liberatore e con il primo sindaco della Predappio liberata, è umanamente comprensibile che Ludmilla e Serena Ferlini, curatrici del libro in questione, siano finite per scrivere il panegirico partigiano del loro illustre familiare, forse anche col proposito di anticipare e condizionare legittimi interrogativi: Giuseppe Ferlini fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza?
Tuttavia, la presentazione del libro su Giuseppe Ferlini evidenzia ancora una volta quanto l’attuale amministrazione comunale di Predappio sia incapace di una propria originalità culturale sulla nostra storia contemporanea, locale e nazionale. Proprio perché espressione di una lista civica di centrodestra, elettoralmente vincente nel 2019 sulla pluridecennale egemonia della sinistra predappiese, l’odierna giunta dovrebbe rivelare un approccio culturale più riflessivo, analiticamente critico e libero sul rapporto tra fascismo e antifascismo: invece no, appalta addirittura all’opposizione di sinistra le celebrazioni della liberazione di Predappio, compresa la pubblicazione di questo libro su Ferlini, del quale, credo, nessuno sinora abbia mai sentito né la mancanza né la necessità.
Credo sia la terza volta che il governo di centrodestra di Predappio perde l’occasione di dimostrarsi diverso, originale nel gestire le celebrazioni “resistenziali” che ancora tanto dividono gli italiani e gli stessi predappiesi. Prima, nel 2020 vi è stata l’infelice scelta di assecondare l’opposizione di sinistra e l’Anpi nell’elevazione sull’altare partigiano di un cittadino della frazione predappiese di Fiumana, ucciso solo per aver violato l’ora del coprifuoco, non certo per un atto eroico resistenziale; poi, ad aprile scorso la bufala della “partita delle bocce rosse” per rievocare un inesistente caso di avversione al fascismo; adesso, un libro di propaganda e nostalgia partigiana attraverso la riesumazione del sopravvalutato Giuseppe Ferlini.
Una cantonata dopo l’altra, questo il magro, fallimentare bilancio culturale della giunta predappiese di centrodestra, tanto passiva al rimorchio della sinistra ancora “partigianoide” e tutta Bella ciao. La verità è che il centrodestra predappiese ha scelto l’equidistanza tra fascismo e antifascismo, quasi con un atteggiamento di risorgente “democristianeria” senza, però, avere né l’intelligenza né l’esperienza politica della vecchia DC; insomma, vuol piacere a tutti, stando sopra le parti, convinto che modi accomodanti valgano più della dimostrazione di avere ferme “palle politiche”. È un centrodestra che glissa, sorvola sulla tanta storia fascista di Predappio e, intanto, si fa premura di pubblicare e presentare un libro su Giuseppe Ferlini, figura incerta di partigiano combattente e sovrastimato primo sindaco predappiese dopo la liberazione. Presto, non stupiamoci di vedere l’amministrazione predappiese di centrodestra farsi cuoca e cameriera della tradizionale “tagliatella antifascista” della sinistra.
Franco D’Emilio