Ieri, dovendo partire, ho preso l’autobus della linea 3 che dall’ospedale, nei cui paraggi abito, raggiunge la stazione, attraversando il centro storico della nostra Forlì, compresa la sempre più fiacca e smorta piazza Saffi: ai piedi e sotto lo sguardo austero del grande triumviro repubblicano fervono i preparativi del solito mercatino natalizio dove si vive, vende, compra tanta posticcia, ipocrita atmosfera natalizia attorno ad una inverosimile pista di ghiaccio, così, giusto per sognare la Lapponia o farci credere d’essere forlivesi “pattini d’argento”.
Non mi è sfuggito, anche quest’anno presente, l’insolito albero, ennesima interpretazione anticonformista, perché no avanguardista dell’abete natalizio, svettante sull’ormai immancabile villaggio di casette per il solito mercatino di cibarie, dolciumi, frutta secca ed altro, spesso a prezzi esosi e, pure, svuotamento di resti di magazzino. Insomma, tutto si sta approntando perché nel “citadon” forlivese si rinnovi l’atmosfera del bazar, del bailamme dei mercanti del tempio sotto il fascino di incredibili, costosi, ma per questo sempre più unici giochi di luci che abbaglino tutti come beoti a bocca aperta, dimentichi così dell’ultima goccia alluvionale che ha inondato la città e gli animi.
Questa piazza Saffi natalizia, solo scenica, mercato e illusione, non mi piace: non perché io bastian contrario, ma perché essa stessa innaturale, fuori dal concetto di “agorà” ovvero la piazza intesa come centro morale, sacro, pure politico della città nel solco delle sue tradizioni, della sua fede e, in questo senso, teatro di momenti di vita comunitaria, commercio compreso. Una piazza natalizia soltanto edonistica, consumistica, abbagliata dall’aria di festa e sempre più inconsapevole del valore specifico, unico del Santo Natale non serve proprio a un piffero, risulta grottesca, soprattutto miserevolmente pagana, fuori dalle radici di ispirazione cristiana che hanno mosso la storia di tanta civiltà nel mondo, compresa quella dell’Italia, dunque della nostra Forlì.
Io vorrei in piazza Saffi un Natale sentitamente cristiano nell’intimità della gente romagnola; un Natale fiero della sua identità e del suo valore religioso, quindi libero dal timore di turbare altri credi religiosi; un Natale che sia momento di vita, incontro della comunità cittadina, pure di iniziative culturali, ora pressoché assenti, ma perché non promuoverle? Sul sacro, perché consacrato, sagrato dell’Abbazia di S. Mercuriale, luogo di culto, ma pure centro di studio dal glorioso passato, vorrei a grandezza d’uomo il presepe rievocativo, ma anche attuale del Santo Natale. Innanzitutto, la Sacra Famiglia con il Bambino al centro e, dietro, il tepore del creato nell’alito del bue e dell’asino; poi, davanti, sotto i pochi gradini verso la piazza, le figure dell’umanità dolente dei nostri giorni: i soldati in guerra su innumerevoli fronti; i tanti poveri, malati e perseguitati del mondo; i numerosi uomini di successo, poveri dentro; le donne offese e violate; le vittime del fanatismo ideologico o religioso; le anime perse, fuori da ogni morale e da qualunque voce della propria coscienza.
E sulla piazza solo un grande, luminoso abete attorno al quale i forlivesi, in più date natalizie, sicuramente la vigilia e il giorno di Natale, possano ritrovarsi e consumare, offerti gratuitamente dall’amministrazione comunale, cibi poveri, ma significativi dello stare insieme nel segno della nascita del Redentore: ciambella, frittelle, l’immancabile piada, tante caldarroste, tutto innaffiato dal sapore antico del sangiovese, magari caldo in un bicchiere di vin brule’ stretto tra le mani.
Dunque, cibo dal grano, pane per eccellenza, e dal castagno, da sempre per i contadini “albero di altro pane”, e, poi, solo vino perché la celebrazione del Natale sia davvero rinnovata speranza nella santità del corpo e del sangue di Cristo, per noi tutti pane e vino di salvezza: e a questa speranza basta solo una luce ferma e vivida, come quella di una cometa, a nulla le servono fantasmagoriche, costosissime luminarie circensi o da Luna Park. Sarebbe veramente significativo rivivere in piazza Saffi il Natale cristiano e condividerne i valori, pure con chi non credente o di altro credo; sarebbe veramente positivo che nel segno natalizio i forlivesi si ritrovassero in piazza Saffi per farne l’agora’ dei loro progetti, delle loro attese, di ciò che poteva essere, ma finora non è stato.
Franco D’Emilio