Per due lunghe settimane sono stato assente da Forlì, ma la premura degli amici mi ha tenuto informato sul clima politico forlivese, soprattutto in previsione delle prossime elezioni amministrative ed europee. Nessuna novità di rilievo al momento, neppure nella lunga intervista, rilasciata ad un giornale locale da Luca Bartolini, dirigente forlivese di Fratelli d’Italia: nel complesso clima politico freddino perché ufficialmente molto controllato e, aggiungerei, incolore perché senza alcuna vivacità dialettica e propositiva. Sia da destra che da sinistra, sui giornali come sui social, i due schieramenti si fanno vivi non tanto per confrontarsi quanto piuttosto per esternare lo stato di salute delle proprie fila di iscritti ed elettori, quindi misurare le possibilità e gli auspici di nuova crescita del loro consenso.
Insomma, si studiano da lontano, nessuno ancora che scopra le carte. È vero che mancano poco più di sei mesi alla duplice tornata elettorale, ma, credetemi, la campagna elettorale, la ricerca sotterranea del consenso è già aperta ed evidente: c’è, infatti, un crescendo di apericene, cene e cenette, promosse da sodalizi, associazioni di ogni natura, pure animate dal proposito nobile della beneficenza, a volte, però, vistosamente inopportuno, magari per lo sfruttamento della memoria di un grande scienziato che ha onorato l’intera città e non una parte politica di essa; ancora, qualunque minima occasione, compreso il colpo di tosse di una pulce, diventa pretesto di un evento culturale, sociale o di spettacolo per incontrare, coltivare e organizzare il fronte elettorale.
Sotto questo aspetto la destra è molto attiva e attenta, la sinistra, invece, si guarda attorno smarrita, perché ancora malconcia e in cerca di se stessa. Da una parte, campagna elettorale sotterranea della destra, costruita attorno a gruppi, conventicole, cerchi ristretti del potere economico, finanziario e delle professioni, ma, soprattutto, attorno a talune lobbies, capaci di muovere consenso; dall’altra, tutto il braccio sindacale, cooperativistico e dei circoli della sinistra ancora in stand by senza un segnale su come e cosa iniziare a fare.
La destra vuol mantenere il governo della città e tempestivamente con efficace spirito bottegaio bussa ovunque possa inciuciare, compreso l’uscio di qualche, ormai conclamato, voltagabbana; la sinistra, dal canto suo, vuol recuperare la guida di Forlì, ma non sa neppure come, con chi e con quali caratteri fortemente distintivi dagli avversari, anche per la consapevolezza quanto non possano affatto bastare l’antifascismo, le inefficienze del post alluvione o l’aspetto, sicuramente grave, ma pur sempre contingente, di inopportune, costose luminarie natalizie.
Tuttavia, sia la campagna elettorale sotterranea della destra che il fissar le lucciole della sinistra denotano una fragilità comune ai due schieramenti: la mancanza di una classe dirigente, degna di esercitare appieno il ruolo di guida politica, non c’è a destra come manca a sinistra. La prima mantiene gran parte della sua nomenclatura locale, spesso grossolana e solo di insignificante contorno, confidando che si confermi l’exploit delle scorse politiche e, di conseguenza, la botta di culo, per dabbenaggine della sinistra, alle amministrative del 2019.
All’opposto, la sinistra forlivese si è rinnovata nei nomi, ma sinora non batte un colpo, non pervenuta, segno evidente che il gruppo dirigente della segreteria Allegni non è ancora riuscito a rappresentare un’effettiva novità, a ricomporre divisioni interne, quindi a costruire concretamente almeno la proposta di alcuni nomi per la corsa a sindaco e a taluni assessorati chiave.
Solitamente, è l’opposizione ad anticipare, stanare elettoralmente l’avversario e la destra forlivese, intuendo questa difficoltà di ruolo della sua antagonista, ne sfrutta la latitanza elettorale sulla scena politica e la lavora ai fianchi con una ricerca silenziosa e sotterranea del consenso. Per almeno altri due mesi sono convinto che dobbiamo aspettarci solo tanta fuffa elettorale prima che si scoprano le carte del confronto tra la destra e la sinistra forlivese.
Franco D’Emilio