Caro sindaco Zattini, so quanto lei sia persona accorta e provvida, anche sul piano politico, quindi, ancora di più nella prospettiva delle prossime elezioni comunali forlivesi nelle quali si ricandiderà per un secondo mandato: per questo, non mi stupisce che la locomotiva della sua campagna elettorale sia già ben oliata e in pressione, pronta a partire con crescente velocità verso la rielezione.
“Chi ben semina, raccoglie”, “chi semina vento, raccoglie tempesta”, come sempre tra queste due proverbiali verità si svolgerà pure l’imminente corsa allo scranno di primo cittadino di Forlì; eppure tanti sono sempre più convinti che alla fine la spunti di nuovo lei, sicuramente unico, concreto seminatore, seppure con qualche limite, rispetto alla parte avversa, una sinistra claudicante, solo bastian contraria su tutto e contro chiunque riveli l’inconsistenza della sua politica di ciance, al massimo un cartoccio di bruscolini da sgranocchiare al cinema.
Dovrà vedersela, caro Zattini, con il compagno manager Rinaldini che, dati i suoi precedenti professionali, confida di farla fuori con un colpo di scopa o, magari, un bel detersivo candeggiante; lei lo lasci fare, ma usi le stesse armi, provveda a lucidare oltre misura lo scalone comunale con tanta brillante cera di un suo efficace programma per la città di Forlì, così il suo avversario tenterà vanamente di salire su gradini tanto scivolosi, quasi beffato dalla verità che “chi la fa l’aspetti”!
Intendiamoci, caro sindaco, non è stata tutta oro la sua sindacatura, però ampia parte della città, compresi pure taluni suoi non elettori, le riconosce di avercela messa tutta, senza mai desistere dal proposito di un nuovo clima amministrativo della città, più tempestivo e, soprattutto, con tangibili risultati. Poi, si sa, caro Zattini, dove non è riuscita l’opposizione della sinistra, è tragicamente riuscita l’alluvione, anche se solo in parte, a sgambettarla con mille difficoltà, subito strumentalizzate dallo sciacallaggio degli avversari.
In quel terribile frangente, come in altre circostanze, per fortuna poche, lei è apparso, a volte, solo, addirittura, costretto a contrastare lo stupido protagonismo di qualche consigliere comunale o assessore della sua maggioranza: non faccio nomi, ma lei mi intende, davvero facce da schiaffi, spesso boriose e con una mediocrità culturale da social.
Per questo, mi permetto di darle un consiglio, consapevole del realismo, insito nel suo DNA di ex vero democristiano, ben lontano dai tristi protagonisti dell’odierna “democristianeria”, stentatamente sorta dalle spoglie della gloriosa DC. Il mio consiglio, rapido e tagliente, è lapidario: caro Zattini, stavolta, nella conduzione della campagna elettorale, nell’aggregazione della sua coalizione, nell’individuazione delle candidature metta da parte il criterio compensativo del cosiddetto “manuale Cencelli”, quello dal cognome dell’amico Massimiliano, appunto ispiratore del famoso strumento di ripartizione del potere tra le correnti democristiane, ciascuna con rivendicazioni proprie, in particolar modo nel passaggio da un governo all’altro.
Caro sindaco, ponga da parte ogni criterio cencelliano, imponga la scelta di candidati preparati, noti per l’autorevolezza di avere “testa e numeri”, come sosteneva il buon Giorgio La Pira, per la soluzione dei molti e mutevoli problemi della città di Forlì. Altrettanto così faccia, qui un gesto scaramantico e augurale precede le mie parole, nella circostanza della sua riconferma alla carica di sindaco: si circondi di assessori competenti, capaci di dar prova di amministrazione incisiva, fuori da ogni protagonismo personale; non si preoccupi di soddisfare gli appetiti di cariche di quanti reclamano il dazio per il sostegno offertole in campagna elettorale, magari con qualche listarella opportunistica, soltanto di comodo.
Sotto questo aspetto il suo mandato, ora verso la conclusione, è stato opacizzato da talune scelte molto discutibili e, al riguardo, a stento mi trattengo dal dire.
Per il resto, caro sindaco Zattini, tenga in pressione la sua locomotiva elettorale, pronta alla partenza, faccia salire in carrozza i migliori passeggeri candidati e non esiti a calarsi nei panni del celebre “macchinista macchinista del diretto metti in moto gli stantuffi, macchinista macchinista del vapore fa marciare quel vapore”.
Franco D’Emilio