Alla fine, eccola, inviatami ieri sera, poco dopo il claudicante pareggio calcistico degli azzurri, una foto della nuova giunta del rieletto sindaco Gian Luca Zattini, in posa rituale sullo scalone municipale, quasi che il luogo sia bene augurale nello spirito di quell’ascendere semper che tanto animava le aspirazioni umane, civili e politiche dell’antica Roma. Qui, però, l’augurio è in dubbio, incerto poiché fragili le sue premesse.
Innanzitutto, diciamolo, una foto triste, soprattutto nell’espressione di Zattini che, sguardo fisso all’obiettivo, metafora degli occhi dell’intera città, sembra esprimere l’amaro, rassegnato rammarico di non essere riuscito a costruire quella giunta innovativa, espressione del suo progetto civico, ora visibilmente accantonato. Mi dispiace davvero questo sguardo di Zattini che ho sostenuto e sostengo tuttora, nonostante la delusione di parte della sua giunta, tuttavia resta uno sguardo schiettamente espressivo di grande dignità personale e istituzionale, oltre che di forte consapevolezza del momento rituale di un’immagine del nuovo governo cittadino.
Non sfugge nella foto l’unicità di chi, invece, guarda altrove, sottraendosi già da ora allo sguardo, al giudizio dei forlivesi, come rivela il suo infischiarsene di un istante tanto solenne di presentazione istituzionale ai cittadini: evidente maleducazione, conferma di un’arrogante concezione personalistica della politica. Ci tengo a dire come, a mio modestissimo parere, solo Forza Italia e La Civica abbiano mostrato dignità e responsabilità politica nella trattativa per la nuova giunta; come la conferma di Paola Casara, Vittorio Cicognani e Giuseppe Petetta sia il giusto riconoscimento della loro esperienza, competenza e, cosa non da poco, della loro dedizione; come solo Angelica Sansavini e Kevin Bravi siano gli unici assessori, sinonimo di piena novità politica e amministrativa, dunque entrambi neofiti, giustamente destinatari dell’augurio di buon lavoro per il bene forlivese.
Dei rimanenti faccio d’ogni erba un fascio, dai restanti poco o nulla mi attendo: nessuno rappresenta una novità effettiva, diversi risultano, da tempo, navigati protagonisti della vita pubblica, sospesi tra voltagabbanismo, pure ripetuto, precedenti imbarazzanti e trascorsi assessorili o consiliari soltanto anonimi, insignificanti. Questo in conseguenza della volontà di chi ha imposto la logica spartitoria del potere, insomma delle seggiole, persino prepotente nelle pretese; di talune forze politiche abbiamo potuto apprezzare solo la scarsa consistenza della propria classe dirigente, che Dio la mandi buona alla nostra Forlì! Speriamo che in questa giunta nulla vada storto come se avessimo attribuito a Dracula la presidenza della valorosa Avis.
Mi vengono in mente certe illustrazioni di pirati con lunghi coltelli, pronti all’uso, infilati nel legno del sottotavolo, durante la spartizione del bottino: ecco, so che l’immagine è forte, ma alcuni nella trattativa per la giunta hanno tenuto proprio questa condotta, facendo prevalere così personalismi, chiudendo, persino, regolamenti di conti interni, addirittura rigettando centinaia e centinaia di preferenze: diversi candidati solo sfruttati ai fini del voto e, poi, gettati alle ortiche. Torno a rivedere la foto, di nuovo dispiacendomi della tristezza rassegnata di Gian Luca Zattini, amaramente consapevole come non sempre attorno a noi, ancora di più in politica, vi sia la piena coscienza altrui della dignità e dell’opportunità della propria presenza.
In tutto questo quadro, pre e post trattativa, colpisce il silenzio assordante dell’opposizione, né un commento né una critica, di Rinaldini s’è persa ogni traccia: che sia fuggito, eroe romantico alla Bottai, ad arruolarsi nella Legione Straniera per smaltire la sconfitta? Nessuno fiata, vedremo al momento del dibattito in Consiglio Comunale, così come tacciono i trombati e i critici, interni alla maggioranza, pur numerosi, ora pare intenti a organizzarsi. Buon lavoro al sindaco Zattini, non sarà facile.
Franco D’Emilio