Stamani, leggo, ma senza sorpresa, di Massimiliano Pompignoli, possibile candidato alle prossime regionali per Fratelli d’Italia. Ormai, era nell’aria: prima, ancora una volta e solo per il proprio tornaconto personale, ha sfruttato la Lega, partito al quale deve tanto e tutto, per farsi eleggere nuovamente Consigliere comunale; poi, appena rieletto, ingrato e sfacciatamente senza vergogna, ha fatto bye bye con un beffardo ciaone ai leghisti forlivesi per mettersi in stand by nel branco del gruppo misto e, nell’attesa, annusare bene dove convenisse proseguire la propria opportunistica carriera politica; quindi, ora è pronto al salto della quaglia per assicurarsi la permanenza in regione con la candidatura, questa volta, sotto le bandiere di Fratelli d’Italia.
Di nobile in tutto questo non c’è assolutamente niente, ne’ ideali ne’ senso dei valori e della dignità, personali e altrui, soprattutto latita il rispetto verso i cittadini, gli elettori. I partiti forlivesi sono avidi e di bocca buona, Fratelli d’Italia compresi, per questo preferiscono offrire un passaggio sul proprio carro a chi sperimentato, esperto navigatore della miasmatica palude della politica locale. In fondo, l’ex celodurista Pompignoli è un eroe dei nostri tempi, attuale rievocazione del protagonista dell’omonimo romanzo di Vasco Pratolini e del successivo film per la regia di Monicelli: allora Alberto Sordi seduceva per interessi una ricca vedova, il nostro ex leghista saltaquaglista, invece, ha prima sedotto e poi mandato a quel paese gli elettori forlivesi.
Sfacciatamente e senza vergogna, così va, ormai, la politica forlivese, la cui classe dirigente è solo espressiva e appiattita nella spartizione del potere, ovvero prevalentemente composta da trippai, chiedo scusa ai maestri fiorentini del lampredotto, invece che da menti capaci, volte fattivamente al futuro di Forlì. Sfacciatamente e senza vergogna diversi saltimbanchi, guitti della politica offendono, manipolano, distorcono la storia, la coscienza, le aspirazioni della città, purché restino salvi i loro maneggi, il loro gioco delle tre carte: “carta vince, carta perde”, sempre a scapito di noi forlivesi.
Franco D’Emilio