Dolorosamente mi ha raggiunto la notizia della scomparsa di Flavia Bugani, per molti anni eccellente, preziosa funzionaria nel settore culturale del Comune di Forlì, soprattutto figura autorevole, sempre molto fattiva a sostegno della valorizzazione e della promozione della cultura forlivese. Ho conosciuto e apprezzato la sua caratura di vera intellettuale, capace di ampio volo sulla storia cittadina e nazionale e, ancora di più, di conseguente analisi ed efficace riflessione critica del nostro passato.
Un’intellettuale di notevole spessore, disarmante nell’umiltà del suo manifestarsi, mai in lei un minimo accenno di sussiego, solo tanta inesauribile curiosità e disponibilità verso chiunque coltivasse interessi culturali: per questo la ricordo come maestra di vita e di solidi valori. Non poteva essere diversamente per lei, coerentemente cresciuta e formatasi nel solco della tradizione democratica, liberale e libertaria della sua amata Romagna, sempre apportando il proprio contributo di cittadina attivamente partecipe.
L’avevo conosciuta come utente dell’Archivio di Stato di Forlì, istituto culturale dove ho lavorato per molti anni come funzionario scientifico e dove spesso lei veniva per compiere le sue ricerche di studio e approfondimento; prima di sprofondare tra i documenti, quasi nascosta da una trincea di faldoni, non mancava di raggiungermi nel mio ufficio per un saluto, qualche chiacchiera, soprattutto per un reciproco aggiornamento sull’andamento, lo sviluppo dei nostri interessi e lavori culturali. Flavia Bugani mi ha insegnato tanto, ancora di più mi ha sostenuto e spronato quando ho rischiato di lasciar perdere tutto.
Al riguardo, ricordo il suo incitamento perché’ nell’ottobre del 2010, nonostante tante difficoltà frappostemi, realizzassi il progetto di “Stelle gialle a Forlì. Storia di perseguitati ebrei forlivesi”, mostra documentaria sulla persecuzione antiebraica in Romagna sotto il fascismo e, poi, pure sotto il suo alleato nazista; ancora, mi sovviene il lavoro assieme per “Romagnoli nel Mondo: storie di emigrazione”, nel 2011 evento espositivo, anche itinerante, di ampia documentazione storica sull’emigrazione romagnola tra fine ‘800 e primo ‘900 e, fra l’altro, iniziativa fortemente voluta dal comune amico Stelio De Carolis, noto e indimenticabile protagonista del repubblicanesimo forlivese.
In quest’ultima occasione, rammento come, a mostra allestita e catalogo pubblicato, Flavia si guardasse attorno sorridendo con il laconico commento “Dai, ce l’abbiamo fatta.” Già, il suo sorriso, quello che più luminoso emergeva da dietro le carte d’archivio quando Flavia trovava un documento significativo, a conferma della sua ricerca: sorrise anche alla mia similitudine del suo fiuto archivistico con quello impareggiabile del lagotto romagnolo; altrettanto le era piaciuto il mio paragone del buon ricercatore archivistico con il paziente lavoro del cercatore d’oro nel Klondike: entrambi in cerca di rare pepite, però storiche per il primo e auree per il secondo.
Incredibile, le piaceva parlare dei suoi difetti, limiti, niente affatto dei suoi pregi, spesso degni della lode altrui, ma da lei solitamente accantonati, nascosti. Con la scomparsa di Flavia Bugani la nostra Forlì risulta davvero impoverita sul piano umano e culturale, una perdita veramente grave in un difficile frangente di mala tempora currunt.
Franco D’Emilio