Giuseppe Pontremoli, una vita tra politica, giornali e imprenditoria

Forlì dall'alto

Domenica 15 settembre si celebra la XXV Giornata Europea della Cultura Ebraica che, come afferma Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI), intende “far conoscere e sottolineare quanto la cultura ebraica scorra in quella italiana”. Questa manifestazione può essere l’occasione per rinverdire anche la memoria della Forlì ebraica. Infatti, pure nel nostro territorio vi è stata almeno dalla fine del XIII secolo una presenza ebraica radicata e significativa che si è affermata come una vera e propria componente identitaria del territorio. Gli ebrei di Forlì hanno vissuto in città continuativamente, ad eccezione del periodo delle restrizioni nei ghetti nel quale tutta la popolazione ebraica dei domini pontifici fu costretta a risiedere esclusivamente in alcune città (Roma, Ancona, Ferrara, Cento e Lugo). Nel corso dell’Ottocento e, in particolare, dopo l’Unità, a Forlì tornarono a risiedere ebrei anche con importanti ruoli di carattere economico e politico, basti ricordare Alessandro Fortis, patriota e politico, arrivato alla carica di presidente del Consiglio, che era forlivese di origini ebraiche.

Vale allora la pena di tratteggiare un’altra significativa figura ebraica di Forlì peraltro quasi dimenticata e ci riferiamo a Giuseppe Pontremoli. Nato nel 1873 a Forlì (il padre funzionario dell’Amministrazione Provinciale), pur formandosi lontano dalla sua città e cioè al Politecnico di Torino, comunque si immerge ben presto nel clima politico rovente della Romagna di fine Ottocento. Infatti milita tra i socialisti, pure collaborando al periodico Il Risveglio con un leader del socialismo romagnolo, il più anziano Alessandro Balducci. Pontremoli partecipa al II congresso del PSI nel 1893 come delegato di Forlì ma l’impegno politico non gli impedisce di laurearsi in ingegneria nel 1896. Successivamente si trasferisce a Milano dove rimarrà a lavorare e a vivere con la moglie, la forlivese Faustina Bargossi, sposata nel 1899. Giuseppe Pontremoli, però, non troncherà i rapporti con la sua città natale, tanto che nel 1899 sarà nuovamente al congresso socialista romagnolo sempre come delegato di Forlì. Va poi ricordato che il nome di Giuseppe Pontremoli è inciso sulla lapide in piazzetta XC Pacifici sul retro del palazzo del comune di Forlì tra quelli dei fondatori della Dam una Man, l’antenata della Croce Rossa forlivese.

Il giovane ingegnere Pontremoli si inserisce bene nell’ambiente economico milanese e nel mondo delle relazioni della città dove, tra l’altro, si affilia alla massoneria. Un passaggio importante per lui è rappresentato dalla collaborazione societaria iniziata nel 1902 con il banchiere socialista e massone Luigi Della Torre, anch’egli di origine ebraica (diventerà poi senatore e presidente dell’ Associazione bancaria Italiana). I due iniziano ad operare nel settore dell’ editoria e subito riescono ad insediare come direttore del quotidiano Il Tempo un altro socialista, il riformista Claudio Treves.

Nel novembre del 1909, però, Giuseppe Pontremoli si dimette dal PSI ma continua la sua scalata nel settore editoriale insieme a Della Torre con lo scopo di esercitare una influenza in politica sull’opinione pubblica. Infatti, divenuto nel frattempo il gestore della filiale italiana della Zeiss, industria tedesca nel settore degli strumenti di precisione, Pontremoli con il socio acquista il quotidiano radicale milanese Il Secolo, che dirige poi sino al 1921. Nel 1910 viene acquistato il bolognese Giornale del mattino legato alla massoneria emiliana e, alla fine dell’anno successivo, addirittura Il Messaggero di Roma, di orientamento liberaldemocratico. Pontremoli, favorevole all’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, sostiene il suo concittadino ed ex socialista Benito Mussolini nella fondazione del giornale Il Popolo d’Italia, tanto da finanziargli l’acquisto della rotativa.

Insomma, negli anni della Grande Guerra, Pontremoli e Della Torre dispongono di un gruppo editoriale di orientamento interventista, la Società Editoriale Italiana (S.E.I.), con una dimensione di tutto rispetto nel panorama nazionale. Ma, in seguito, con l’affermarsi del regime fascista, tutto cambia. Infatti, con Mussolini al potere non c’è più spazio per la stampa indipendente e così Pontremoli e Della Torre devono cedere i loro giornali. Il forlivese si ritira dalla politica anche se mantiene con prudenza contatti con gli ambienti antifascisti e intanto si getta con successo nell’ attività imprenditoriale industriale e in ambito edile. Dopo il secondo conflitto mondiale prosegue il suo impegno imprenditoriale ricoprendo anche la carica di vicepresidente della Fiera di Milano. Dopo una vita intensa spesa tra impegno politico, editoriale e attività imprenditoriali Giuseppe Pontremoli si spegne proprio a Milano il 19 dicembre 1952.

Paolo Poponessi

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