Appena in tempo per scrivere di Marco Catalano, novello Albertino da Giussano e messianico candidato leghista alle regionali emiliano romagnole dopo tanti clamorosi fiaschi di precedenti sue candidature al tutto del nulla, ed ecco che, coup de theatre, lo stesso, ostinato interessato, fra l’altro emulo di Fregoli per tanta mutevole, casacca politica, ci ha ripensato, è tornato sui suoi passi e, voilà, con un doppio salto mortale all’indietro, ormai al suo terzo oppure quarto, ho perso il conto, avvitamento, scappellamento a destra, si è rimangiato la candidatura in regione: grande afflizione per l’elettorato forlivese, soprattutto quello leghista, frustrato da tale moscia, gamberesca retromarcia, indegna dell’ardimento celodurista: fumose le motivazioni della scelta, ma non serve affatto a nulla il tentativo di comprendere ancora Catalano, ormai nel ruolo di raccontarsela tutta da solo in un desolante soliloquio.
Appena in tempo per finire una deliziosa cassata da Giolitti, celebre pasticceria romana in prossimità di Montecitorio, che mi giunge via sms un video televisivo, inviatomi da uno dei miei agenti forlivesi all’Avana. Apro, assisto ad un siparietto tv da avanspettacolo politico forlivese e, ops, subito il sapore godurioso e solare dell’ultimo candito in bocca mi sfuma nella spiacevole, amara sensazione di chiedermi angosciosamente “ma questi due chi l’ha sciolti?” I due sono gli ineffabili Massimiliano Pompignoli e Daniele Mezzacapo, un tempo culo e camicia sotto la comune bandiera del Carroccio e, oggi, invece, divisi su posizioni diverse, seppure sempre a destra: il primo, fresco fratellino d’Italia, al pari di altri notabili voltagabbana, ora al vertice meloniano forlivese, quindi candidato FdI alle regionali in tandem, anzi no, concorrente di…., accidenti, ricordo solo chi vale la pena, ma mi pare qualcuno munito di municipalizzato pedigree; il secondo, il nostro Mezzacapo, anch’egli candidato in regione e, fatti i dovuti conti, ancora tenace, interessato leghista, duro e risoluto, come nel video appariva dall’alta sfumatura dei capelli ad uso recluta, un tantinello cresciutella, dei marines.
Ho resistito sino alla fine del siparietto, ma, credetemi, è stata dura come assistere ad una puntata di Affari tuoi, pacchisti Pompignoli e Mezzacapo, ciascuno premuroso, non senza qualche reciproca stoccatina in punta di fioretto, di conquistare il pacco rosso, più ricco possibile, di consenso elettorale nella propria corsa ad uno scranno in regione. Più di tutto è stato patetico l’esordio di entrambi: Pompignoli a tranquillizzarci di non essere stato cacciato dalla Lega, quasi la cosa ci avesse importato un fico secco e procurato tanta inquieta insonnia; Mezzacapo, sornione e aguzzo, pronto sia a maliziare sull’abbandono della Lega da parte dell’altro per finire in braccio alla Meloni sia a dubitare perfidamente dell’elezione dello stesso Pompignoli senza i voti leghisti. Entrambi noiosamente epigoni di una destra, anzi destruccia forlivese che gigionezza nel vendere solo canapa per seta.
Franco D’Emilio