In Emilia-Romagna è sempre più difficile e faticoso specializzarsi in farmacia ospedaliera ovvero in quella branca sanitaria che nell’ambito delle sedi e dei reparti ospedalieri si occupa, dall’acquisto alla distribuzione, di ogni procedura utile all’acquisizione di farmaci, dispositivi medici e diagnostici o altro materiale sanitario. Dunque, un lavoro importante nella gestione del Servizio Sanitario Nazionale e delle sue articolazioni regionali, un’attività di alta professionalità che richiede preparazione scientifica, nette competenze e notevoli capacità organizzative, anche ai fini di un costante aggiornamento che giovi alla razionalizzazione dei servizi farmaceutici ospedalieri e alla loro spesa.
Alla specializzazione universitaria in farmacia ospedaliera possono accedere, tramite prova d’ammissione, i laureati in farmacia e quelli in chimica e tecnologie farmaceutiche, fra l’altro già in possesso dell’indispensabile abilitazione all’esercizio della professione di farmacista: il corso di specializzazione dura quattro anni per l’acquisizione di ben 240 crediti formativi con almeno il 70% della frequenza obbligatoria prevista. Solitamente, gli specializzandi del settore sanitario beneficiano dei cosiddetti contratti di formazione specialistica, appositamente previsti per agevolare la frequenza dei corsi con una minima retribuzione economica, oppure usufruiscono di borse di studio o altre forme di sostegno, promosse dalle regioni. Nella regione Emilia-Romagna del presidente Stefano Bonaccini gli specializzandi in farmacia ospedaliera sono stati esclusi dai contratti di formazione specialistica, sono stati tagliati fuori dalla possibilità di borse di studio o assegni di studio, addirittura dalla minima possibilità di almeno un parziale rimborso spese per fronteggiare i costi di viaggio ed eventuale soggiorno, imposti dalla frequenza obbligatoria.
Quindi, nell’Emilia-Romagna, vanaglorioso fiore all’occhiello della presunta buona amministrazione di sinistra, in particolar modo nel campo dell’assistenza sanitaria, è veramente faticoso specializzarsi in farmacia ospedaliera e questo a incomprensibile scapito dei giovani farmacisti della nostra regione, spesso rinunciatari per necessità. Invece, nelle altre regioni con sedi universitarie e relative scuole di specializzazione in farmacia ospedaliera anche agli specializzandi di quest’ultime sono garantiti contratti di formazione, erogate sicure borse di studio, assicurate forme di sostegno alle spese; inevitabile, alla fine, che giovani, specializzatisi altrove, partecipino ai concorsi banditi dalle nostre ASL, occupando praticamente posti di farmacia ospedaliera, resi irraggiungibili ai ragazzi emiliano-romagnoli.
Inoltre, massimo dello scorno, i nostri aspiranti specializzandi non possono nemmeno tentare di concorrere in altre regioni, generose nel loro sostegno economico alla specializzazione in farmacia ospedaliera, perché tale beneficio viene riconosciuto solo a quanti residenti da tempo in quei territori. La regione Emilia-Romagna del compagno Bonaccini ha, di conseguenza, favorito negli ultimi anni una disparità tra i suoi specializzandi in farmacia ospedaliera e quelli, più favoriti, di altre regioni, accrescendo, così, il disagio e il malumore diffusi del nostro sistema sanitario territoriale e impoverendo il contributo formativo delle scuole di specializzazione dei nostri atenei.
Franco D’Emilio