Siamo alle solite, il cittadino va a votare, sceglie un candidato e, ad elezioni avvenute, il suo voto, per così dire, finisce nel cestino della carta. Come dire, l’importante non è affatto partecipare, ma solo far parte di un gregge, il cui belato è soltanto somma di pecorino consenso: alla fine, è il partito a fare come gli pare e conviene, ufficialmente per il bene dell’idea, se ancora c’è una, ma, sotto sotto, esclusivamente per l’alchimia politica di interessi, tanto correntismo interno e, soprattutto, delicate manovre dello scacchiere delle cariche. È il caso dell’elettorato del Partito Democratico che nel forlivese ha scelto, votato, eletto candidati nuovi, giovani, preparati, ma, adesso, messi da parte da chi, nemmeno candidata, viene ora proposta dal vertice del PD regionale, dallo stesso nuovo governatore De Pascale a ricoprire un posto di assessore regionale.
Zitti e mosca, compagni, tacete, ve lo impone la versione casereccia in salsa piddina di quel “centralismo democratico”, di memoria comunista, che nuovamente vi sberleffa nella vostra dignità di sinistra! Il partito ha deciso che tra i prossimi assessori in regione possa considerarsi la figura di Gessica Allegni, attuale sindaca di Bertinoro, pure segretaria territoriale forlivese del PD, da una vita solo in politica: non ho trovato, infatti altre attività lavorative, ma capisco che se la stessa cosa è già riuscita bene in famiglia perché non continuare a ripercorrere, pure con maggiori risultati utili, persino personali, le precedenti orme familiari? Il vertice forlivese del PD pare concorde, anche muto e prono e, si sa, chi tace o parla sul filo del calcolo, in fondo acconsente sempre: c’è un impaziente, scalpitante gruppetto di aspiranti segretari o dirigenti del PD forlivese, da troppo tempo costretti a far da sottopancia, tirare la carretta.
Se Gessica Allegni diventa assessore regionale, chissà quali e quanti compagi dietro la schiena incrociano le dita o fanno le corna, ebbene, allora, si aprono diversi spazi liberi: la carica di sindaco a Bertinoro, il posto di segretario territoriale piddino e, così via, come in un inevitabile gioco del domino, dove ogni notabile o notabiletto vorrà giocare la propria tessera per la ricompensa dopo anni di militanza, impegno, insomma quello che il radical chic Francesco Rutelli definì i suoi difficili anni “a pane e cicoria” e la cicoria è notoriamente erba amara. Qualche compagno, riottoso allo “zitto e mosca”, ora impostogli, tenterà di inalberarsi a paladino difensore della virtù politica del PD, sibilandomi astioso tra i denti che sono uno sfascista della tradizione e della lotta della sinistra.
Eppure, consentimi, illuso compagno, tu vedi sinistra nel PD che dialoga col qualunquismo del M5S e con l’ambigua, doppiogiochista Italia Viva? Vedi sinistra nella Cgil e nel suo leader Landini, pronto alla rivolta sociale, mentre tace sul suo complice silenzio riguardo alla crisi Stellantis e sul assenso alle politiche europee per l’accelerazione dell’auto elettrica? Soprattutto, vedi sinistra nel PD forlivese che ti chiede il consenso per poi far carta straccia del tuo voto, del tuo sostegno, scegliendo una non eletta per un posto di assessore regionale?
Per carità, conosco militanti ed ho amici piddini, preparati e di valore, ma da sempre sono ridotti al palo, principalmente perché scomodi per la loro contrarietà alla prevalenza dei tatticismi da parte del vertice del partito. Certo, e non lo dico per far pari, la buggeratura del voto dei compagni con la candidatura dell’Allegni conferma, ancora una volta, la vergognosa gestione padronale della politica in tutti i partiti, destra o sinistra che siano, sia a livello nazionale che locale: democrazia, pluralismo, rappresentatività richiedono sempre il rispetto della volontà dell’elettorato, mai la sua manomissione.
Franco D’Emilio