La fine dell’evasione natalizia

befana

Domani sarà la Befana che tutte le feste porta via nell’illusione che la buona condotta sia ancora sufficiente premiarla con una calza di piccoli doni, davvero semplici, ma significativi contro il carbone nero della cattiveria. Ma, domani, sarà soprattutto l’Epifania che, come spiega la sua etimologia dal greco, e’ il giorno commemorativo della manifestazione di Gesù Cristo come Figlio di Dio Incarnato.

L’Epifania mantiene viva la presenza del Salvatore, aprendo nel nuovo anno al percorso di redenzione verso la Pasqua, invece la Befana, protagonista di popolarità pagana, chiude, sempre più miserevolmente, soltanto una fuggevole, aleatoria evasione, appunto quella natalizia, perlopiù a tarallucci e vino, cotillon e baldorie varie. Domani, finisce l’ennesima, solo pretestuosamente natalizia, evasione festaiola di fine anno dalla realtà, più o meno pari ai Saturnali nell’antica Roma.

Dopodomani cominceremo a smontare alberi e presepi, a inscatolare palle e statuine di un Natale solo futile; inizieremo a riporre luci, lucette e luminarie varie, a sgomberare dalle nostre piazze illusori villaggi di ghiotte cibarie, nessuna di pari sapore, reale e salvifico, al pane di Dio; infine, scioglieremo, finalmente, fittizie piste di ghiaccio, ideate per far pattinare chi sinora incapace di scivolare agevolmente sulla quotidianità della vita. Domani, dunque, finisce la nostra evasione natalizia e, non più evasi, torneremo prigionieri della realtà, dei nostri bisogni, sempre più pressanti e insoddisfatti.

Domani, finisce pure l’evasione natalizia di taluni politici o politicanti locali, forse meglio definirli così, che nel periodo delle feste di fine anno ci hanno deliziato di ampie fanfullaggini e bischerate sulla gestione piazzaiola degli eventi natalizi. Domani, la Befana, quella vera, iconica della vecchietta a cavallo di una scopa, finalmente ci libererà del teatrino di tante befane e befanotti che torneranno ad essere mediocri giullari di palazzo, senza più un pretesto natalizio per prendere per il naso tanti cittadini forlivesi.

Franco D’Emilio

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