Quell’Italia con grembiulino e cazzuola

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Oggi vi parlerò di muratori, ma non di quelli con in testa il cappelletto di carta di giornale e addosso tanti schizzi di calce: sono figure ormai obsolete e motivo di notizia solo se vittime di un ennesimo, tragico incidente sul lavoro. No, stamani, sollecitato da una recente ricerca, condotta per uno studente, scriverò di quei muratori, anzi di quei “liberi muratori”, come gli interessati amano definirsi, con tanto di grembiulino e cazzuola simbolici, che certo le mani non se le sporcano con il cemento, ma metaforicamente soltanto con la pasta degli affari di tanta vita pubblica, compresa quella della nostra Forlì. Dunque, eccomi a scrivere sulla Massoneria, soprattutto su come questa associazione sia presente, ben radicata e introdotta, in particolar modo assai proficuamente intraprendente nella sua attività lobbistica, definiamola garbatamente così.

La Massoneria resta, ancora oggi, un club privato, notevolmente potente, che gli iscritti, tutti assieme o separatamente, ciascuno sempre nel rispetto di una gerarchia interna, concorrono ad accrescere costantemente in ogni campo della vita pubblica: dalla politica all’economia, dalla cultura alla scuola, dall’informazione ad ogni aspetto del mondo digitale. La Massoneria vive e prospera tra noi, politicamente trasversale da destra a sinistra, particolarmente interessata ad annoverare nelle sue fila buona parte del ceto dirigente, consolidato o di nuova generazione, oggi alla guida della nazione, di ogni suo comune, non esclusi quelli della Romagna.

Certo, la Massoneria ha la sua ritualità che richiama tradizioni, anche molto remote, del passato, ma, credetemi, è un’organizzazione modernissima dal funzionamento perfetto, sempre ben oleato ed efficiente, supportato, soprattutto nel campo dell’assistenza sociale, dalle organizzazioni dei Lions e del Rotary, entrambi club internazionali, dei quali, da tempo, sono documentati i rapporti e le finalità, chiaramente paramassonici. In Italia e altrove, la Massoneria è uno stato elitario, esclusivo ed occulto, infiltrato nello stato istituzionale, per condizionarne i poteri quanto più quest’ultimi risultano fragili per l’incertezza della politica, ma soprattutto permeabili all’infiltrazione, davvero invasiva, dei “liberi muratori”.

Si dice che, oggi, la Massoneria sia mutata positivamente, aprendosi alla conoscenza e, magari, ad una maggiore partecipazione dei cittadini, quindi dismettendo ogni aura di segretezza e minaccia contro la vita civile e democratica, come purtroppo è, invece, avvenuto in tanta storia italiana del secondo ‘900, anche per l’attività di logge, quali la P2, dichiarate devianti dalla retta via massonica senza che mai si sia oggettivamente dimostrata l’unicità di tale deviazione. In realtà, l’odierna Massoneria è mutata solo formalmente, poiché nella sostanza resta l’organizzazione verticistica di sempre, strutturata, dal basso verso l’alto, in una gabbia, rigidamente gerarchica e autoritaria; è rimasta un’organizzazione, costretta al vincolo del silenzio sino, addirittura, all’omertà quando risulta necessaria la massima riservatezza su cose, avvenimenti, riguardanti persone iscritte o vicine al sodalizio massonico, dove, si sa, pure questo ampiamente provato, una mano lava l’altra ed entrambe lavano il viso in un’utile reciprocità d’aiuto.

Non solo inciso materialmente sulle porte d’ingresso delle logge massoniche e su taluni gadget o soprammobili degli iscritti, ma soprattutto imprescindibile regola di buona condotta, osservanza massonica rimane, tuttora, l’inquietante, criptico motto latino “Audi, vide, tace” ovvero “Ascolta, guarda, taci” che perentoriamente impone il silenzio su quanto si possa udire o vedere in loggia, insomma non una parola fuori da quelle mura.

Quindi, imposizione del vincolo del silenzio che significa soggezione ad una piena complicità: si possono ascoltare e vedere cose indicibili, ma è solo importante non riferirne all’esterno oppure parlarne in loggia, soltanto se richiesti di dire la propria. Solo apparentemente, questo motto latino massonico pare meno inquietante delle tre scimmiette del “non vedo, non sento, non parlo”, perlopiù esplicito invito a non impicciarsi dei fatti altrui: infatti, il monito massonico “Audi, vide, tace” è la forma tronca della locuzione latina “Audi, vide, tace, si vis vivere in pace” ovvero “Ascolta, guarda, taci, se vuoi vivere in pace”, nella quale, davvero, si coglie una chiara, incombente minaccia alla persona ovvero all’iscritto, se trasgressore della regola massonica del silenzio. Oggi, la Massoneria progredisce tra mistero e modernità, ma sempre in quel brodo di coltura, rappresentato dal mondo delle elevate professionalità che muovono l’alta e la media borghesia; per finalità moderne sceglie tuttora il precetto del silenzio assoluto, tratto, appunto, dalla prima parte della locuzione latina “Audi, vide, tace, si vis vivere in pace”“, tanto in uso tra l’XI e il XIV secolo, quale motto delle varie confraternite dei cosiddetti Maestri Comacini, in tutta Europa precursori della moderna Massoneria, persino nel saper organizzare, anch’essi segretamente, la loro attività per aggiudicarsi ogni vantaggioso appalto nel settore della grande edilizia pubblica medioevale, religiosa o laica che fosse.

In Italia la Massoneria moderna nasce a Firenze nel 1731, quattordici anni dopo la costituzione della prima loggia inglese a Londra nel 1717 e ben settantaquattro in anticipo sulla prima loggia ufficiale del Grande Oriente a Milano nel 1805. Sono cresciuto e a lungo ho vissuto in Toscana, terra di consolidata presenza massonica, dove già nell’immediato secondo dopoguerra la Massoneria fiorentina si adoperava per riconvertire alla democrazia numerosi suoi iscritti, esponenti della classe dirigente fascista, pure salvandoli dalla cosiddetta epurazione, e, al tempo stesso, si adoperava per una crescente adesione di significative figure dell’antifascismo, da quello di ispirazione socialista e comunista a quello cattolico e liberale democratico. Residente, un tempo, prima a Firenze, poi a Pistoia, oggi a Forlì, chiunque fosse o sia alla guida del Comune, sono sempre stato consapevole di abitare in città, saldamente in mano al sotterraneo potere massonico: tuttora, a Firenze quasi 50 le logge fiorentine con un numero di iscritti pari a un quinto di quelli in tutt’Italia; Forlì, certamente, massonica su scala minore, ma non per questo meno infiltrata.

Sempre poco o nulla mi ha convinto il ruolo storico, attribuito alla Massoneria, per muovere il nostro Risorgimento verso l’unità nazionale: basta, infatti, consultare ampio materiale dei nostri Archivi di Stato per rendersi conto quanto, pure in quell’epoca e in tempi successivi, i moderni muratori massoni abbiano esclusivamente mosso e difeso propri, lucrosi interessi particolari. Ancora ai nostri giorni è pressoché impossibile liberarsi della Massoneria, tanto l’alta dirigenza dello stato ne è partecipe e protagonista: siamo costretti alla sorte di uno stato, solo apparentemente democratico, perché realmente in mano al potere occulto della ristretta oligarchia massonica.

Franco D’Emilio

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