A Forlì il ritorno di Lassie a casa PD

Tessera di Federico Morgagni

A Forlì la sinistra giubila, esulta, se ne impipa, invece, il popolo, minuto o grasso che sia, al “magnum gaudium nuntio vobis” che Federico Morgagni ha ripreso la tessera piddina dopo 10 anni da cane sciolto, eletto in consiglio comunale come indipendente, insomma a sbafo, in conto terzi al PD. È tornato, dunque, a casa Lassie, in verità lo riconosco, bravo e competente giovanottino politico, oratore asciutto e sempre a bersaglio, ammirevole per la logica, l’inesorabilità delle sue argomentazioni.

Davvero un osso duro, degno, appunto, di un cane sciolto, mordace e vigile rispetto ai miti, remissivi, tentennanti barboncini da salotto del Partito Democratico forlivese. Che senso, però, tornare ora alla casa paterna, anzi patrigna del PD? Perché da cane sciolto, libero da lacci e lacciuoli, indossare adesso le vesti del figliol prodigo, di nuovo a casa, orecchie basse e tanta contrizione, omologandosi così a compagnucci, soprattutto orfani di potere, locale e nazionale, che vorrebbero ancora mordere senza avere denti fermi alla presa?

Eppoi, diciamolo, perché mai tornare all’ovile del gregge piddino, rinunciando al più onorevole tributo del biblico vitello grasso? Eppure, eccolo sulla cronaca locale, in foto tra Gessica Allegni e Alessandro Gasperini, rispettivamente incudine e martello del vertice piddino forlivese, nel pieno rispetto ortodosso della tradizionale attrezzistica proletaria: lui, incauto Federico, sacrificale ferro, ancora tenero e malleabile, forgiabile e, magari, raddrizzabile per il verso giusto.

Difficile capire quali garanzie abbiano convinto Lassie a tornare a casa, sicuro di non cadere dalla padella nella brace, magari col rischio di emulare solo Mino Damato, il giornalista ambulante su palesi carboni ardenti, ma con la differenza, nel caso di Federico, di non vedere affatto le tante insidiose braci, astutamente occultate da tanta grigia cenere piddina. Quindi, il giovanottino compagno Morgagni, ribattezzato piddino, nuovo Enrico IV, cosparso di cenere, stavolta alla Canossa del PD forlivese: azzardato Federico, così arrendevole a intrupparsi nell’armata brancaleonica di un partito, tanto incertamente alla scoperta di se stesso, quasi come il cinico filosofo Diogene di Sinope con la lanterna in mano per scovare dove fosse l’uomo.

Sicuramente, in questo annuncio del ritorno di Lassie c’è un pizzico di compiaciuta, verticistica soddisfazione piddina che qualcuno di valore abbia compreso quanto la via vecchia sia sempre preferibile alla nuova: nel momento del bisogno, si sa, tutto fa brodo e Federico Morgagni, forse, è la giusta “ciabatta” ovvero il classico pezzo da bollito per rinvigorire e insaporire il brodino del PD, da troppo tempo tanto sciapo e da sciacquatura.

Franco D’Emilio

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