
Alla spicciolata o in blocco alcuni esponentucci del centrodestra forlivese, che fino a pochi giorni fa annoveravo tra i miei amici su un diffuso social, mi hanno improvvisamente privato della loro amicizia, cancellandomi nel silenzio, tipico di chi non ha né la faccia né gli attributi di dire perché. Della cosa, credetemi, non mi dispero, da tempo sono consapevole della fragilità e dell’inconsistenza dei social, inoltre era stata gran parte di questi novelli Giuda social a chiedermi l’amicizia, in più casi dietro richiesta, soprattutto sotto elezioni, della marchetta di un mio articolo a proprio favore: non sono mai stato galoppino servile e la revoca, ora, di tanta fittizia amicizia davvero mi onora.
Mi resta, certo, l’amicizia, non solo virtuale, di altri del centrodestra, questi sì della caratura giusta per definirsi esponenti rappresentativi: sono quelli, purtroppo pochi, che fanno la differenza sul piano del valore e della credibilità personali. Chi vigliaccamente, perché nella sostanza di vigliaccheria si tratta, mi ha cassato dai propri rapporti amicali, è perlopiù persona che predica bene, ma razzola malamente, che solitamente sproloquia di etica della politica, ma è, alla fine, tanto ipocritamente senza alcuna morale e, in conclusione, solo microbico, mediocre politiculo con una maschera di insussistente dignità.
Simili politiculi hanno, certo, il loro panierino di votucci da difendere e non vogliono rischiare che chi, sopra di loro, conta nel partito o nella conventicola d’appartenenza, possa insospettirsi per l’intesa, forse la complicità, anche soltanto involontaria, con una persona niente affatto allineata e coperta, come lo scrivente. Patacca, anzi patacconi, al massimo capaci, sono generoso, di tracciare un cerchio col culo di un bicchiere. Evidentemente, a loro il mio scrivere non piace: la cosa è più che legittima, peccato non abbiano il minimo fegato di dichiararlo. In fondo, sono stati loro, cancellandomi, a fare una provvidenziale pulizia dei miei amici, liberandomi della loro malevola ortica. Poveri patacca!
Franco D’Emilio