A pensar male sul caso Predappio

ex Casa del Fascio Predappio

Però, che strane coincidenze, davvero stuzzichevoli a sospettare che, sotto sotto, gatta ci covi, d’altronde Andreotti l’ha sempre sostenuto: “a pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso s’indovina”. Il bolognese Mauro Felicori, ex assessore alla cultura della Regione Emilia-Romagna è un renziano doc, da tempo sostenitore di Matteo Renzi; altrettanto renziano doc, dopo aver gabbato il Partito Democratico, sua precedente militanza, e oggi chiaramente ondivago e ubiquo, ovunque vi sia potere da spartire, è l’ex parlamentare forlivese Marco Di Maio.

Ieri, Felicori ha rinnovato la sua attenzione e vicinanza culturale a Predappio, per questo ha lanciato l’inattesa, assurda proposta che la restauranda ex Casa del Fascio predappiese ospiti una sezione museale della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, appositamente dedicata alla produzione artistica fra le due guerre mondiali: così si risolverebbe ogni contrasto su altre finalità, sinora proposte, ma di difficile condivisione. Da sempre, pure l’ex deputato Di Maio per diversi motivi, politici e non, manifesta vicinanza a Predappio e la politica, si sa, è come la famiglia, per essa non va mai trascurata nessuna opportunità, neppure la più piccola.

Felicori e Di Maio sono entrambi introdotti frequentatori di curie e sacrestie, infine ambedue hanno sempre rivelato comune interesse per la cultura, efficace leva di azione politica: Felicori come “manager di idee culturali”, così egli stesso ama definirsi, l’altro come politico, ambiziosamente sulle orme di Richelieu e Mazzarino, dunque solitamente defilato, in ombra agli occhi dei comuni cittadini, ma sempre incombente, seppur nascosto, sui gangli essenziali del potere locale, quasi con fare lobbista, condizionante tanta vita pubblica forlivese.

Veramente una coppia perfetta, l’uno complementare all’altro in un’efficace sinergia, utile, perché no, anche per una soluzione che, magari, a sorpresa sparigli tutto, risolvendo, guarda il caso, pure la pluridecennale vicenda di abbandono e incuria della ex Casa del Fascio di Predappio. Che gatta davvero ci covi? Di Maio e Felicori rispettivamente ispiratore e lanciatore della insana idea di ieri sul recupero del monumentale edificio predappiese?

Forse, posso sbagliarmi, ma più mi interesso a tutta questa vicenda, più mi sento indotto al pensar male andreottiano. Fra l’altro, come non pensar male di Italia Viva, partitello microbico e tanto di comodo di Renzi, cui aderiscono gli stessi Felicori e Di Maio?  Come non pensar male dei sodali di Italia Viva, partitello Giano bifronte, che a Forlì, tanto ambiguamente, sta con un piede nella maggioranza comunale di centrodestra del sindaco Zattini e con l’altro segna il passo, in concordia con il piddino ravennate Michele De Pascale dopo averlo votato, non dimentichiamolo, quale nuovo governatore dell’Emilia-Romagna?

Di Maio e Felicori, come tutta Italia Viva, sanno muoversi bene, sono protagonisti navigati e ottimamente naviganti, forse Felicori con maggiore inclinazione a stupire, considerato quando, direttore generale della Reggia di Caserta, reggetevi forte, organizzò un’incosciente gara di canottaggio tra gli armi di Oxford e Cambridge nella Vasca dei Delfini, ornamento della splendida dimora borbonica, opera del Vanvitelli. Intanto, non ci vorrà molto, resta da vedere se il sindaco predappiese Canali fosse o no a conoscenza dell’iniziativa di Felicori. Appare, invece, certo che ogni cosa, compresa la proposta dello stesso Felicori, ha il suo inevitabile perché: per scoprirlo basterà, come nel mestiere dei cavatori di Carrara, cercare la crepa giusta, infilarci un bel cuneo di legno, bagnandolo spesso finché la crepa si allarghi e la roccia si frantumi, rivelando, finalmente, perché mai l’ex Casa del Fascio dovrebbe diventare succursale della Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Franco D’Emilio

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