A Forlì iniziata la corsa al buffet

piazza saffi palazzo comunale municipio

Piano piano, confidando di passare inosservati, si stanno tutti piazzando sulla linea di partenza, anche sgomitando tra loro per assicurarsi una pole position per lo scatto in avanti. Tutti si preparano al rush di un balzo felino e affamato sul buffet in fondo al “miglio bianco”, buffet riccamente imbandito, ce n’è per tutti, ma meglio assicurarsi i bocconi più succulenti, le pizzette tanto gustose che una tira l’altra, le tartine più raffinate: sempre difficile accontentarsi delle solite tartine, lasciate in disparte, dalle quali occhieggia una misera fettina d’uovo sodo, quasi considerata monito indesiderato che nell’incertezza di una futura gallina sia meglio accontentarsi di un uovo del giorno.

Stavolta, nessuno intende accontentarsi, tanto meno di un uovo; quanti già pronti per l’arrembaggio al buffet, se non una gallinella intera, almeno il petto, la coscia, perché no il “boccone del prete” se lo vogliono godere. Il buffet da grande abbuffata, come appassionato cinefilo mi torna alla mente La grande abbuffata, celebre film di Marco Ferreri del 1973, è quello di Forlì capitale italiana della cultura 2028: un buffet bipartisan che coinvolge destra e sinistra ovvero la giunta di centrodestra di Forlì e quella di centrosinistra di Cesena, quest’ultima chiamata a condividere l’aspirazione della Romagna forlivese alla sommità culturale nazionale.

La posta in gioco, praticamente il buffet imbandito, si annuncia di prim’ordine, risultato di un efficace catering di finanziamenti pubblici, pure europei, di diversa fonte e finalità, poi di sicure sponsorizzazioni e patrocini. Per questo a Forlì, realtà della quale sono maggiormente e quotidianamente informato, tutti si stanno posizionando: innanzitutto, vecchie associazioni culturali, speranzose di un recupero della propria visibilità, e altre, più recenti o, addirittura, di annunciata prossima costituzione, intenzionate ad infilarsi tra gli invitati al buffet; poi, i soliti piccoli editori locali, fiduciosi con l’occasione di uscire fuori dalla marginalità del colpo di tosse della pulce.

Continuando, già pronti su tutto il territorio forlivese i soci della diade clubista internazionale paramassonica; ancora, ma stavolta compatti e tra loro solidali, tutti gli inossidabili e monopolistici ciceroni, instancabili guide cittadine; pure in questa circostanza, non se ne può davvero più, desideroso di partecipare al buffet chi non esita pretestuosamente a mettere di nuovo avanti certa, propria, illustre gloria familiare; in fibrillazione, infine, la lobby degli architetti e degli ingegneri, alcuni dei quali, chissà quali lo capiremo presto, coinvolti nei possibili restauri edilizi, legati alla candidatura di Forlì a capitale italiana della cultura.

Intanto, vi è stato il debutto del comitato scientifico per Forlì capitale culturale e vi sono stati i primi incontri tra Comune e talune rappresentanze cittadine. Certamente, un “piatto ricco mi ci ficco” che ingolosisce e accresce il riflesso pavloviano; soprattutto Forlì capitale italiana della cultura è l’occasione ghiotta per misurare il consenso elettorale nell’imminenza delle nuove elezioni amministrative del ’29, per muovere tanta propaganda politica e per far dimenticare la sinora vandalica gestione del patrimonio culturale forlivese.

Franco D’Emilio

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